E’ stato un venerdì di fuoco per la politica italiana. Alla quarta votazione alla Camera per il successore di Giorgio Napolitano era chiaro che il nome di Romano Prodi, candidato al Colle del Pd, era ormai bruciato. Tanto che il Prof un attimo dopo rinuncia alla candidatura al Quirinale: “Non ci sono le condizioni”. Ma la verità è che l’ex commissario europeo è stato vittima del conflitto tutto interno al Partito Democratico, un partito che ha ormai perso la bussola. A fine giornata Bersani decide di dimettersi. Lo annuncia all’assemblea dei grandi elettori del Pd al Capranica: "Le mie dimissioni saranno operative dopo l’elezione del Presidente della Repubblica", spiega, e aggiunge: “Uno su quattro tra di noi ha tradito e questo per me e’ inaccettabile, noi da soli il presidente della Repubblica non lo facciamo, sabato ci asteniamo". "Abbiamo preso una persona come Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo e l’ex presidente del Consiglio: lo abbiamo messo in queste condizioni e io non posso accettarlo. Questo e’ troppo". "Prodi ha rinunciato, lo capisco, io non posso accettare quello che e’ successo e oggi il Pd impedisce una soluzione per il Quirinale. Con tutta la disponibilita’ e la responsabilita’, io non ci sto. Ci sono state in alcuni pulsioni a distruggere senza rimedio. Spero che la mia decisione serva ad arrivare ad un’assunzione di responsabilità".
Il Pd sta crollando. Si dimette il presidente dei Dem, Rosi Bindi, che in una nota comunica: "Il 10 aprile ho consegnato a Pierluigi Bersani una lettera di dimissioni da presidente dell’Assemblea nazionale del Pd. Avevo lasciato a lui la valutazione sui tempi e i modi in cui rendere pubblica una decisione maturata da tempo. Ma non intendo attendere oltre. Non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi né consultata sulla gestione della fase post elettorale e non intendo perciò portare la responsabilità della cattiva prova offerta dal Pd in questi giorni, in un momento decisivo per la vita delle Istituzioni e del Paese".
E’ il funerale targato Pd che va in onda in tempo reale sulle televisioni, nelle trasmissioni di approfondimento politico, prima fra tutte “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Funerale che prosegue a "L’Ultima parola" su Rai2 e a "Omnibus notte" su La7. La frattura interna al partito è grande, una voragine. I dalemiani nascondono a mala pena la rabbia, ma e’ chiaro che nei 98 voti in meno si sommano piu’ rese dei conti. I renziani, sostiene Matteo Richetti, vedono un “segnale” contro il sindaco, che giovedì aveva affossato Marini, Giuseppe Fioroni se la prende con Renzi che rottama “come un giornale vecchio” l’ ex premier dopo la bocciatura e con Nichi Vendola che sponsorizza Prodi. D’ altra parte, oltre che il Pd, sembra esplosa anche l’alleanza con Sel, che giovedì ha votato Rodota’ rompendo, secondo i dem, i patti siglati in campagna elettorale. Si vive in un gioco di veleni, in cui si arriva a pensare ad un asse Renzi-D’Alema per far saltare anche Prodi e poi arrivare alla candidatura dell’ ex ministro degli Esteri che dà il mandato al sindaco di Firenze.
Il Pd esce da questa due giorni di elezione del Presidente della Repubblica profondamente segnato e diviso. E il centrodestra fa festa. Silvio Berlusconi, impegnato ieri sera in una cena elettorale a Roma in sostegno di Gianni Alemanno sindaco, con il sorriso sulle labbra, dedica due canzoni in francese alla Bindi dimissionaria, tra gli applausi dei presenti: “Dedico queste canzoni alla signora Rosi Bindi che, ho appena appreso, si e’ dimessa dalla presidenza del Pd”. Poco prima, il Cav ai presenti aveva comunicato le dimissioni del leader del Pd: “Vi do una notizia che vi farà tornare l’appetito: Bersani si e’ dimesso”.
Nel frattempo Beppe Grillo cavalca l’onda. L’annuncio delle dimissioni di Bersani e’ stato “gridato” alla folla dal portavoce del Movimento 5 Stelle a conclusione del suo comizio a Udine. Grillo ha dato la comunicazione “in diretta”, dopo aver aperto il comizio affermando che il Movimento Cinque Stelle ha “gia’ mandato a casa cinque partiti”, ha umiliato Prodi e fatto dimettere Bindi. La folla urla: “a casa, a casa!”. “Siamo alla resa dei conti, stanno cominciando ad andarsene”, urla Grillo. Sono giorni davvero complicatissimi per la politica italiana. Giorni di grande cambiamento.
































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