"Un ponte naturale tra due Continenti". Così Papa Francesco ha definito la Turchia, in occasione del suo viaggio ad Ankara. Il papa è partito per il suo sesto viaggio apostolico poco le 9 dall’aeroporto di Fiumicino, a bordo di un Airbus A320 di Alitalia. Salendo la scaletta per imbarcarsi, Papa Francesco è inciampato su un gradino, ma è riuscito a non perdere l’equilibrio.
All’arrivo ha trovato il presidente della Turchia Recep Tayyp Erdogan, che gli ha stretto la mano. In lingua turca, il Papa ha detto: "Salve, soldati". L’esercito, schierato solennemente per l’accoglienza, ha risposto. Dopo il consueto momento degli inni nazionali, le due delegazioni, vaticana e turca, hanno fatto le reciproche presentazioni.
Per Francesco quello appena iniziato è un viaggio di una certa delicatezza, come testimonia il percorso accidentato per arrivare alla visita di oggi: prima c’è stata la lunga attesa per ottenere da Erdogan il via libera, poi sarebbe addirittura arrivata la richiesta al Vaticano, respinta, di vedere in anticipo i discorsi di Francesco. Nel "Libro d’oro" del Mausoleo di Ataturk, Francesco ha scritto che la Turchia deve diventare "non soltanto un crocevia di cammini, ma anche un luogo di incontro, di dialogo e di convivenza serena tra gli uomini e donne di buona volontà di ogni cultura, etnia e religione".
Dopo la visita al mausoleo del fondatore della Turchia laica, Francesco ha fatto tappa al faraonico palazzo presidenziale fatto costruire da Erdogan. Prima di partire per Ankara, probabilmente anche per ragioni diplomatiche e per "bilanciare" la visita a un attore così problematico delle vicende del Vicino Oriente, il Papa ha parlato al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, spiegando di condannare fermamente "ogni tipo di violenza in nome di Dio. Ho seguito l’inquietante escalation in Gerusalemme e in altre comunità della Terra Santa con molta preoccupazione e prego per le vittime e tutti coloro che soffrono per inaccettabile violenza che non risparmia luoghi di culto".
"Dal profondo del mio cuore faccio appello a tutte le parti coinvolte di porre fine all’odio e alla violenza e lavorare alla riconciliazione e alla pace. E’ difficile costruire la pace, ma vivere senza pace e’ un incubo", ha affermato il Pontefice ribadendo che "dobbiamo dire in modo assolutamente chiaro che l’antisemitismo è un peccato. Le nostre radici sono nell’ebraismo. In ogni cristiano c’è un ebreo e non puoi essere un vero cristiano se non riconosci le tue radici ebree. Non intendo l’ebraismo nel senso etnico e delle origini, ma dal punto di vista religioso", ha ricordato il Papa.
Discussione su questo articolo