Papa Francesco continua ad essere più popolare che mai. Per l’udienza generale del mercoledì piazza San Pietro, che può contenere 60mila persone, è strapiena. La folla tracima nella attigua piazza San Pio XI. Lungo via della Conciliazione, chiusa al traffico, gruppi di fedeli continuano ad affluire attorno alle 10.30, orario previsto di inizio dell’udienza. Come è ormai consuetudine, Jorge Mario Bergoglio ha baciato molti bambini che i gendarmi vaticani gli porgevano ed ha scambiato lo zucchetto bianco con un fedele che gliene ha regalato uno. Per salutare tutti i fedeli, il Papa argentino ha fatto un giro largo nel colonnato berniano a bordo della jeep bianca, costeggiando i confini con lo Stato italiano.
“La vita dei cristiani addormentati e’ una vita triste, non e’ una vita felice. Il cristiano deve essere felice, non deve addormentarsi”. E’ l’esortazione che Papa Francesco rivolge ai circa 80 mila fedeli giunti in piazza San Pietro per l’udienza generale. Commentando la parabola delle vergini stolte e delle vergini sagge, Jorge Mario Bergoglio sottolinea la necessita’ che “il Giudizio finale non ci faccia paura”, osservando al tempo stesso che “spesso la fede nel ritorno di Cristo nel Giudizio finale non e’ cosi’ chiara e salda nel cuore dei cristiani”. Il Papa invita “a tenere accese, nel tempo di vigilanza, le lampade della fede, della speranza, della carita’ e tenere aperto il cuore al bene, alla bellezza e alla verita’. Occorre vedere i segni della presenza di Gesu’; tenere viva la nostra fede con la preghiera e con i sacramenti; essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio”.
Papa Francesco nella catechesi all’Udienza Generale, commentando la promessa di Gesu’ sul fatto che saremo giudicati su quello che abbiamo fatto per gli ultimi, ha detto: "Gli stranieri sono tanti qui nella diocesi di Roma, dobbiamo domandarci cosa facciamo per loro?". E poi parla ai giovani, interloquendo con la piazza gremita: “Nella piazza ho visto che ci sono molti giovani… è vero questo? Ci sono molti giovani? Dove ci sono?", ha domandato Bergoglio, suscitando applausi e urla dei ragazzi. "A voi che siete all’inizio della vostra vita, chiedo: avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato come metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti, scommettete su ideali grandi che renderanno fecondi i vostri talenti! La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente, per noi stessi, ma perché la doniamo. Cari giovani, abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi".
Nell’omelia della messa celebrata questa mattina nella Domus Santa Marta, presenti anche i dipendenti della Banca Vaticana: “Ci sono quelli dello Ior… Scusatemi eh, tutto e’ necessario, gli uffici sono necessari, ma sono necessari fino a un certo punto". La Chiesa non e’ una “organizzazione burocratica” ne’ un’impresa soltanto umana, ha ricordato il Pontefice. Rivolgendosi proprio ai dipendenti e funzionari Ior, ha detto: “Quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantita’ e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza”. E se la Chiesa cede alla burocrazia, “corre il pericolo di trasformarsi in una ong. E la Chiesa non e’ una ong. E’ una storia d’amore…”.
Papa Francesco ha citato oggi Stalin nell’omelia di questa mattina: "Un capo di Stato ha chiesto quanto sia grande l’esercito del Papa". E subito ha chiarito: "alcuni cristiani hanno sbagliato per ragioni storiche, hanno sbagliato la strada, hanno fatto eserciti, hanno fatto guerre di religione". Quella degli eserciti e delle guerre di religione, ha spiegato Francesco ponendosi nella linea del ‘mea culpa’ voluto da Giovanni Paolo II in occasione del Grande Giubileo del 2000, "e’ un’altra storia, che non e’ questa storia d’amore". "Anche noi – ha osservato – impariamo con i nostri sbagli come va la storia d’amore". "La Chiesa – ha concluso infine – non cresce con i militari, ma con la forza dello Spirito Santo”.
































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