I nomi italiani finiti nei Panama Papers sono noti al grande pubblico, Carlo Verdone, Barbara D’Urso, Valentino, Luca Cordero di Montezemolo. Ma il giorno dopo le ultime rivelazioni, il coro dei vip tirati in ballo dalle anticipazioni dell’Espresso e’ pressoche’ unanime. A Panama non e’ stata aperta alcuna societa’, nessuna impresa ha mai effettuato attivita’ di alcun tipo e non e’ stato commesso alcun illecito.
Ad intervenire in prima persona e’ stato innanzitutto proprio Montezemolo. Il presidente di Alitalia ha voluto fare chiarezza intervenendo al cda di Unicredit (di cui e’ vicepresidente): "non possiedo alcuna societa’ off shore ne’ alcun conto estero e, soprattutto, – ha sottolineato – non ho commesso alcun illecito". I fatti riportati si riferiscono a nove anni fa, periodo della presidenza di Confindustria, Fiat e Ferrari: "allora – ha puntualizzato ancora – mi furono proposti dai miei consulenti finanziari investimenti che non furono poi mai realizzati", ha puntualizzato.
Completa estraneita’ viene rivendicata anche dagli altri personaggi inseriti nella lista. "Carlo Verdone – scrivono i legali dell’attore e regista romano – non e’ titolare di nessun conto o proprieta’ all’estero, neanche per interposta persona. Naturalmente Carlo Verdone tutelera’ la propria rispettabilita’ in tutte le sedi giudiziarie".
Pronta a tutelare la propria immagine e’ anche la presentatrice Barbara D’Urso, i cui avvocati spiegano che la societa’ di cui si parla sulla stampa "era stata aperta ai fini di un’operazione immobiliare che la Sig.ra d’Urso intendeva compiere all’estero, che tale operazione non si era poi concretizzata, che la societa’ era conseguentemente sempre rimasta inattiva e che la societa’ era stata ufficialmente chiusa nel 2012".
Il governo promette intanto di affilare tutte le armi a disposizione per colpire gli eventuali colpevoli di evasione (reato punibile penalmente) o elusione fiscale (punibile solo amministrativamente). "Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale ne’ la voluntary disclosure, – assicura il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti – sara’ sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti. Ed e’ bene che sia cosi’". La chance di rientro dall’estero "a impatto limitato" e’ infatti stata gia’ data proprio con la voluntary chiusasi a dicembre scorso. Fino a qualche tempo fa esisteva l’ipotesi, poi bocciata, di renderla strutturale, ma proprio per invogliare i contribuenti ad aderire all’operazione nei tempi e nei parametri stabiliti, l’idea e’ stata scartata, cosi’ come quella di una riapertura dei termini che avrebbe passato un messaggio di elasticita’ e cedevolezza inverso a quello auspicato.
































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