Otto milioni e mezzo. A tanto ammonta il valore dei beni sequestrati oggi dalla Guardia di Finanza al senatore del Pdl Riccardo Conti, indagato dallo scorso dicembre per la vendita di un immobile in via della Stamperia, nel cuore di Roma, che frutto’ una plusvalenza di 18 milioni di euro. L’importo dei beni sequestrati dalle Fiamme Gialle e’ pari all’Iva non versata dal senatore in seguito alla vendita di quell’immobile, effettuata dalla societa’ ‘Estate 2’, di cui era amministratore.
Conti, indagato dalla procura di Roma per truffa aggravata, acquisto’ nel 2011 il prestigioso edificio a pochi passi da Fontana di Trevi e dai vari ‘palazzi del potere’ per 26 milioni di euro, salvo poi rivenderlo lo stesso giorno all’Enpap (l’Ente nazionale previdenza e assistenza psicologi), presieduto da Angelo Arcicasa, per 44 milioni di euro. Non solo, nel registro degli indagati entro’ il nome del coordinatore del Pdl Denis Verdini con l’accusa, in concorso con Conti, di finanziamento illecito ad un parlamentare. Quest’ultima ipotesi di reato e’ legata ad una possibile dazione di un milione di euro che Verdini ricevette da Conti come penale per un mancato prestito da 10 milioni di euro.
La vicenda giudiziaria, prese spunto da un servizio televisivo ripreso da alcuni organi di informazione ed il primo atto dei magistrati di piazzale Clodio fu l’acquisizione di tutti i documenti in possesso dell’Enpap. Il fatto avvenne il 31 gennaio 2011. L’immobile (3.900 metri quadri distribuiti su cinque piani nel pieno centro storico di Roma, in via della Stamperia 64) fu acquistato dal fondo Omega di Intesa Sanpaolo. Poche ore dopo il passaggio di proprieta’ all’ente previdenziale degli psicologi, l’Enpap. La cifra, pero’, lievito’ a 44,5 milioni di euro. Conti, dunque, in qualche ora fece registrare un profitto di 18 milioni di euro. Ma c’e’ di piu’: la ghiotta plusvalenza fu ottenuta senza anticipare un euro. ‘Estate 2′, la societa’ amministrata da Conti, aveva versato a Omega i primi 5 milioni di euro solo dopo aver incassato l’acconto dall’ente previdenziale. Da qui gli accertamenti della procura culminati nelle iscrizioni nel registro degli indagati.
































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