Sempre più italiani scelgono di trasferirsi all’estero, si parla di oltre 100mila connazionali che ogni anno lasciano il BelPaese per cercare oltre confine una qualità di vita migliore, se non la realizzazione dei propri sogni. L’Italia non riesce a offrire loro sbocchi lavorativi, così partono e li vanno a cercare altrove.
In tantissimi negli ultimi anni hanno scelto Londra come meta. In quella circoscrizione consolare si contano circa 700mila italiani, che però con questa storia della Brexit sono abbastanza preoccupati per il futuro.
Proprio per capirne di più, ItaliaChiamaItalia vi racconta la storia di Silvia Barlassina, archeologa italiana residente a Londra da quattro anni ormai. Regolarmente iscritta all’AIRE, ha imparato sulla propria pelle cosa significhi essere un’italiana residente all’estero.
Silvia oggi lavora per una delle compagnie archeologiche più grandi e conosciute del Regno Unito. “Specificatamente sono una field archaeologist, cioè lavoro ‘sul campo’, principalmente in cantieri edili”, spiega a Italiachiamaitalia.it. “Il mio compito è documentare in maniera adeguata i vari ritrovamenti archeologici presenti nel sottosuolo prima che il progresso faccia il suo corso. Romanticamente parlando, potrei dire che io e i miei colleghi siamo custodi e traghettatori della memoria del passato nel futuro. In pratica, siamo spesso coperti di fango dalla testa ai piedi”.
Quando hai lasciato l’Italia?
Ho lasciato l’Italia il 18 febbraio 2015. Sì, mi ricordo pure il giorno! Perché quando hai la sensazione che la tua vita sia ad una svolta, vuoi segnarti quel momento.
Ero archeologa anche in Italia. Ho sempre voluto fare questo lavoro e ho provato con tutta me stessa a sopravvivere nel marasma dei contratti co.co.co. o a progetto che il nostro Bel Paese offriva alla mia professione.
Perché hai scelto proprio il Regno Unito?
Mi è sempre piaciuta Londra. Ci ero venuta parecchie volte in vacanza e anche per 5 mesi durante l’Università. Quindi, quando la compagnia per cui tuttora lavoro aveva messo un annuncio su un noto portale internet di settore in cui cercava 70 archeologi per un progetto a tempo determinato di tre mesi, ho pensato: perché no? Tentare non nuoce.
Sono partita pensando di fermarmi tre mesi,. Poi mi hanno offerto una estensione di contratto di altri tre, poi di sei… E infine, l’offerta di una posizione permanent.
Non mi sarei mai fermata qui se non mi fossi trovata bene nella città. Mi sono sentita subito a casa, davvero. Qui, sia dal punto di vista lavorativo che di offerta culturale, non manca nulla.
Come vive un’italiana a Londra, in tempi di Brexit?
Ovviamente parlo della mia esperienza personale. Dall’annuncio della Brexit ad oggi, la mia vita non è cambiata. Sarà che la compagnia per cui lavoro è un ambiente multiculturale, con colleghi non solo da ogni parte d’Europa ma anche del mondo.
I primi giorni c’è stato, mi ricordo, un momento di panico generale. Ma ora sono, siamo, solo in attesa di capire quali documenti dovremo compilare per continuare a lavorare e vivere qui. Apparentemente non sarà così complicato come alcuni pensano. Credo anche che sia inutile preoccuparsi troppo prima che la situazione sia definitivamente chiarita. Poi si vedrà.
Se devo dire la verità, poi, il problema della Brexit potrebbe interessarmi non in quanto Italiana ma in quanto archeologa. Ovverosia, le compagnie archeologiche lavorano principalmente grazie al settore delle costruzioni ed infrastrutture. Con la Brexit potrebbe esserci una drastica diminuzione degli investimenti in questo settore a Londra, con drastica diminuzione del lavoro per gli archeologi. E questo preoccupa tutti i miei colleghi, non solo quelli Europei.
Sei a contatto con la comunità italiana? Lì è fortissima la presenza dei nostri connazionali…
Non sono in contatto con la comunità italiana, anche se dovunque ti giri è normale incontrare italiani. Mi piace Londra perché dà la possibilità di conoscere persone da ogni parte del mondo e troverei riduttivo frequentare italiani solo perché proveniamo dallo stesso Paese. Ho alcuni colleghi italiani che sono diventati col tempo anche amici. Ma sono parte di una più vasta cerchia di amicizie.
Quali sono le preoccupazioni più grandi, rispetto alla Brexit, per gli italiani residenti in UK?
Parlando anche con amici e colleghi italiani, ho avvertito che la preoccupazione principale riguardi l’eventuale difficoltà a mantenere il lavoro qui. Più in generale, la preoccupazione più grande è che fanatici della Brexit si possano sentire autorizzati a comportamenti razzisti. Fortunatamente Londra è per natura una città cosmopolita e la gran maggioranza dei Londinesi è pro Europa.
Cosa potrebbe fare a tuo avviso l’Italia per i propri connazionali in Inghilterra, per “proteggerli” da un eventuale effetto Brexit?
Credo di aver capito che il governo italiano stia già facendo accordi con l’Inghilterra per garantire reciprocità di diritti (e doveri) da parte dei rispettivi connazionali residenti nell’altro Paese. Una chiara informazione è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Insieme ad un eventuale aiuto pratico e veloce nel momento in cui si dovrà fornire la documentazione richiesta. Insomma, vediamo di non perderci nel solito infinito iter della burocrazia italiana.
La qualità di vita secondo te è migliore a Londra o a Milano, per dire?
Trovo Londra molto simile a Milano, e forse per questo mi ci trovo così bene. Tanti connazionali si lamentano degli affitti e del caro vita londinese. E’ vero! Non è una città economica. Ma l’offerta di parchi, gallerie d’arte, musei, eventi di ogni genere non ha eguali. Londra per me ha una marcia in più.
Consiglieresti oggi a un giovane italiano di trasferirsi a Londra alla ricerca di possibilità di lavoro e di crescita?
Sì, senza dubbio sì.
Perché?
Perché vivere in una città come Londra non può che arricchirti come essere umano, a patto che non ti chiudi in casa a lamentarti del tempo e della mancanza della pasta fatta in casa dalla mamma. Perché in Italia al momento, siamo seri, che prospettive ci sono? Mi fanno rabbia quei politici che parlano quasi con disprezzo degli italiani che emigrano all’estero per lavoro. Sono cittadina d’Europa e non ho firmato un contratto matrimoniale con l’Italia. Se la situazione precipita, io cerco il mio futuro dove ho la possibilità di farmene uno. Qui c’è possibilità di crescita per chiunque abbia il coraggio di mettersi in gioco e di abbandonare la propria “comfort zone”.
Torni spesso in Italia?
Torno spesso a casa, circa ogni due mesi per un lungo weekend (4 gg). Grazie alle compagnie low cost è fattibile.
Cosa ti manca di più dello Stivale?
La mia famiglia e i miei amici sono ciò che mi manca di più. Tutto il resto qua si trova oppure ci si fa l’abitudine. La famiglia e gli amici no: sono insostituibili.
Oggi il tuo futuro lo vedi in Italia o a Londra?
Non lo so. Non ho ancora deciso. Non prevedo di tornare in Italia a breve, ma se mi chiedi dove mi vedo tra 10 anni, non so rispondere. Se però mi chiedi dove mi vedo tra 30, direi su una spiaggia nel sud del Portogallo. La pensione, se mai ci arriverò, voglio godermela al caldo.