Il Presidente del Consiglio, Mario Monti, ed il suo Governo hanno nell’agenda le liberalizzazioni. Ora, almeno qui in Italia, questo tema è assai complesso. Prendiamo, ad esempio, quello che successe durante il Governo Prodi, nella legislatura che durò dal 2006 al 2008. In quell’occasione, l’allora Ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani, aveva varato la cosiddetta "lenzuolata", la liberalizzazione di alcuni servizi e della vendita di alcuni prodotti, come i farmaci da banco che poterono essere venduti anche nei supermercati. Questo provvedimento mostrò molte pecche. Proprio la vendita di farmaci ne fu un esempio. Infatti, a trarre vantaggio da questo provvedimento furono le cooperative e la grande distribuzione, di fronte alla quale i piccoli farmacisti ebbero grosse difficoltà. Fu come mettere il gigante di fronte alla formica. Quel provvedimento danneggiò dei liberi professionisti e favorì altri interessi.
Inoltre, va detta anche un’altra cosa. Per fare una liberalizzazione seria bisogna incominciare da quei settori che sono realmente impattanti sulla società, come le banche, il settore petrolifero, le autostrade, l’energia e l’acqua. Anche qui sorge un problema. Purtroppo, l’Italia non ha un tessuto industriale caratterizzato da grosse industrie. Le industrie italiane sono prevalentemente piccole e quindi non ci sono capitali italiani sufficientemente grandi per acquisire in toto le aziende dei succitati settori o per prenderne almeno dei pezzi. Quindi, il rischio è tali settori vadano in mano alle cooperative o a colossi stranieri. In pratica, rischiamo di vedere il nostro patrimonio industriale depauperato. E poi su certi settori, come l’acqua, è stato fatto un referendum che, di fatto, va contro il concetto di liberalizzazione. Infine, andrebbero aboliti alcuni enti come, ad esempio, la SIAE (Società Italiana degli Autori e degli Editori) o l’Ordine dei Giornalisti. Un Paese serio deve favorire i talenti della cultura (che è un altro settore impattante) e la presenza di enti simili tende a porre un freno.
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