Roma – “La campagna elettorale procede molto bene ma, purtroppo, ci accorgiamo ogni giorno di più di quanto fossero necessarie le mancate modifiche”. A parlare con ItaliaChiamaItalia è Fabio Porta, già deputato Pd per la circoscrizione estero e nuovamente candidato in America Latina per la Camera.
Quali sono le “necessarie ma mancate modifiche” alle quali fa riferimento?
“Quelle alla legge per il voto estero, che non è valida come si pensava alla sua istituzione. Ci sono moltissime persone che non hanno ricevuto i plichi elettorali e gli elenchi dei residenti non sono aggiornati. In compenso registriamo una partecipazione molto buona e in linea con quella degli altri anni. Già questo è un dato positivo, considerando i cinque anni di disastro per le politiche degli italiani all’estero”.
In Europa si contano almeno mille plichi non recapitati, per quanto ne sappiamo. Ma immaginiamo siano molti di più. In proporzione, si sta presentando la stessa situazione in Sud America?
“Certo. In Sudamerica solo in Brasile si contano più di mille elettori senza scheda, così come in Argentina e negli altri paesi. Questo sistema non è efficace perché non dà garanzia di sicurezza né di trasparenza a chi vuole votare. Spero che si modifichi questa legge già nel primo anno di legislatura”.
Il Pd tiene molto alla sua immagine di ‘partito pulito’, salvo poi allearsi con l’Aisa di Luigi Pallaro, lo stesso che nel 2008 candidò Stefano Andrini, che si è distinto per essere scappato prima in Svezia e poi in Brasile dopo aver scontato una condanna per tentato omicidio e aver collezionato aggressioni e risse. Qualche anno fa il suo amico Alemanno ha cercato riabilitarlo ponendolo ai vertici dell’Ama. Ma voi non eravate quelli di sinistra?
“Non abbiamo candidato Luigi Pallaro, abbiamo fatto un accordo con l’Aisa, un movimento associativo che si è riconosciuto nelle nostre proposte e ha espresso, sotto il simbolo del Pd, due candidati competenti e stimati dalla comunità. Queste persone non hanno nulla in comune con personaggi come Andrini che, probabilmente, era riuscito a infiltrarsi nella lista del 2008 solo grazie a situazioni estranee al nostro partito e alla nostra lista”.
Gli elettori avranno la stessa opinione? La collaborazione con il movimento di un uomo che, in passato, ha favorito “un personaggio come Andrini” non macchia la presunta superiorità morale del Pd?
“No, assolutamente non ci macchia. Abbiamo fatto una lista di coalizione con Sel e il Partito Socialista e ci siamo aperti alla partecipazione delle associazioni, come dovrebbero fare tutti vista la capacità associativa di rappresentare la società civile. I nostri candidati sono al di sopra di qualsiasi sospetto mentre, in altre liste, vengono riproposti gli stessi protagonisti dei passati brogli”.
A proposito di brogli elettorali, è di nuovo candidato il senatore Caselli. Pensa che il Pd riuscirà a evitarne la rielezione?
“Purtroppo non solo Caselli è riuscito a ricandidarsi, ma lo sta facendo con una sua lista. La presenza di liste fatte su misura per un candidato è una delle anomalie da evitare con la prossima legge elettorale. È assurdo che sia ricandidata la stessa persona che ha dei guai con la Procura di Roma per i brogli del 2008 (LA RETTIFICA Italiani all’estero, il legale di Caselli (PdL): senatore mai indagato). L’inchiesta non si è ancora conclusa e io spero che le autorità italiane e quelle argentine vigilino attentamente perché, con questo sistema di voto e con questi personaggi, può succedere di tutto”.
Il Movimento della Libertà di Massimo Romagnoli ha predisposto un sistema per raccogliere i nominativi di chi non ha ricevuto il plico e poi verificare che nessuno voti al loro posto. Il Pd prevede azioni preventive per in Sud America, un territorio con maggiori probabilità di brogli rispetto all’Europa?
“Non abbiamo avviato iniziative di questo genere anche perché realizzare una cosa del genere in Sudamerica è più complesso. Se ci fossero stati i tempi e le condizioni, qualsiasi partito si sarebbe attivato per fare tutto il possibile contro le possibilità di alterazione del voto”.
I patronati, invece, si stanno già muovendo in favore del Pd, a giudicare dal video realizzato in Francia di cui si parla molto in queste ore.
“Quel video rappresenta una grave violazione della privacy poiché registra e pubblica telefonate private. È chiaro che i patronati non devono fare propaganda, ma non credo che la stiano facendo. All’estero si vive in una situazione di totale disinformazione a causa delle responsabilità dei governi che hanno tagliato i fondi per la stampa. Abbiamo milioni di persone che votano senza avere una minima informazione sui candidati e, in questo quadro, mi sembra naturale che gli elettori si rivolgano a chi può dare loro un orientamento. Un operatore del patronato può dare un consiglio a titolo personale, non mi sembra paragonabile ai brogli di chi ha organizzato decine di migliaia di schede, a volte con la complicità dello stesso consolato. Mi pare una tempesta in un bicchiere”.
Quali saranno le priorità del suo programma, se sarà rieletto?
“Dobbiamo aprire subito un tavolo con Mae e governo, per porre al centro il pacchetto che riguarda i diritti degli italiani all’estero e chiedere al nuovo esecutivo se ha intenzione di riprendere con la politica dell’attenzione e della valorizzazione verso la collettività estera che era propria di Prodi. Abbiamo già presentato molte leggi e ne ripresenteremo ancora, ma prima serve un atteggiamento favorevole altrimenti rischiamo di perdere tre anni per discutere il sistema di rappresentanza, come avvenuto nel 2008 quando ci siamo prestati alla manovra distruttiva di Mantica (Sottosegretario agli Esteri nel governo Berlusconi, ndr). Stavolta la priorità è un chiarimento costruttivo con il governo. La legge sul voto all’estero è, ovviamente, una delle prime cose su cui mettere mano poiché nuoce fortemente all’immagine della nostra circoscrizione”.
Tutto questo presuppone che gli eletti facciano fronte comune. Poiché sono ricandidati praticamente tutti gli uscenti, e poiché vi ritroverete in Parlamento con le stesse persone, come pensate di fare?
“Questa è una preoccupazione, purtroppo in passato non sono stato in ottima compagnia nella mia ripartizione. Da una parte avevo un personaggio come Caselli, con il quale è impensabile sedersi attorno a un tavolo, dall’altra avevo Merlo, animato da tante buone intenzioni ma poi presente al 27 per cento in Parlamento. È difficile fare fronte comune se da un lato o non c’è nessuno o c’è qualcuno sul genere di Caselli”.
Chi è assente in Parlamento é presente sul territorio.
“Personalmente ho cercato di fare entrambe le cose, come è dovere. Se si vuole essere presenti sul territorio si può fare il dirigente di partito e non il parlamentare, assentarsi è irrispettoso dei voti presi”.
Non crede che il Maie le strapperà voti proprio perché è stato più attivo sul territorio?
“Il Maie ha come propria filosofia quella di strappare voti a chiunque visto che i suoi candidati sono espressione di ogni schieramento politico, dalla destra alla sinistra. Il loro movimento è eterogeneo mentre la nostra proposta è molto chiara e, proprio per questo, non credo che perderemo voti. Il nostro elettorato è l’unico ad avere di fronte un’idea netta, anche l’Usei e il movimento di Caselli non hanno alcun tipo di connotazione politica o partitica, sfruttano la disinformazione per raccogliere voti. La legge va cambiata anche per questo, abbiamo già visto chi ne beneficia”.
È impegnato da settimane nella campagna elettorale in Sud America. Chi crede che sarà eletto nella sua ripartizione?
“Merlo sarà sicuramente rieletto, rappresenta un movimento molto attivo sul territorio. Sono sicuro solamente su di lui, è difficile fare previsioni sugli altri partiti. Naturalmente spero di essere confermato, il Pd prenderà sia un seggio alla Camera che al Senato, i nostri quattro candidati sono tutti molto forti anche se forse Francesco Rotundo ha maggiori possibilità perché è stato coordinatore Pd in Sud America. Probabilmente passerà anche l’Usei che eleggerà come deputato lo stesso Sangregorio, visto che si è fatto il partito appositamente. Non è questa la maniera giusta per accedere al Parlamento, farsi un partito per farsi eleggere quando, invece, i partiti dovrebbero essere il risultato di un’istanza che viene dal basso e non il contrario”.
































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