La Ferrero in Messico ci è arrivata vent’anni fa e dall’anno prossimo, nello stato di Guanajuato, inaugurerà uno stabilimento per il quale sono stati investiti 190 milioni di dollari e che darà lavoro a 500 addetti e i nuovi impianti avranno una capacità produttiva annuale di 35.000 tonnellate. Da San Josè Iturbide, dove sono già cominciati i lavori per la realizzazione dalla nuova fabbrica Ferrero, uscirà la Nutella, ma anche la linea di prodotti Kinder che servirà, oltre al mercato interno, anche quello americano e sudamericano. L’ultimo intervento dell’industria italiana in Messico? No, perchè il Paese centroamericano sembra proprio abbia davvero tutto per essere la nuova terra promessa, e quindi promossa, dall’industria italiana per nuovi investimenti.
Il mese scorso la Chiesi Farmaceutici Spa, multinazionale di Parma, ha aperto la sua filiale estera numero 25, dove? In Messico ovviamente, l’ulteriore tappa di uno sviluppo internazionale cominciato nel 1978. La nuova Chiesi messicana sarà diretta da Manuel Cosme Odabachian e si occuperà, almeno all’inizio in modo particolare del trattamento da sindrome da distress respiratorio nei neonati prematuri, poi si passerà ad estendere la propria presenza commerciale ai farmaci dedicati al settore delle malattie respiratorie, che, tradizionalmente, hanno da sempre caratterizzato la crescita della multinazionale emiliana.
"Il Messico – ha spiegato Alberto Chiesi, direttore generale del gruppo omonimo – è il secondo mercato farmaceutico più importante dell’America latina ed è cresciuto in maniera sostanziale negli ultimi anni. Questo, unito alle politiche sanitarie nazionali volte a fornire tutela alla maggior parte della popolazione, ci ha portato a investire in questo Paese. Come gruppo che ha forte radici con l’Italia, ci rammarichiamo del fatto che le stesse prospettive non siano presente sul nostro territorio. Così, in seguito anche alle recenti decisioni del governo in materia di prezzi, gli investitori farmaceutici sono stati spinti a guardare altrove".
E se la crisi italiana, intesa nel suo complesso, non solo economica, ma anche, se non soprattutto politica, spinge, o costringe le industrie italiane a cercare spazi fuori dai confini, il Messico appare come una delle nazioni con l’appeal, chiamiamolo così, migliore. "Il Messico rappresenta un elemento chiave nella strategia di sviluppo adottata dal gruppo Chiesi per i prossimi anni – ha aggiunto Ugo Di Francesco, consigliere delegato – la nostra gamma terapeutica, che si basa in una combinazione di farmaci e prodotti di ampia distribuzione, è stata progettata per soddisfare le esigenze di un grande Paese che sta migliorando, in forma continua, la salute dei propri cittadini".
Dal settore alimentare a quello farmaceutico, la gamma degli investimenti italiani in Messico è molto vasta, come dimostrano anche i 160 milioni di dollari investiti dalla Enel Green Power per la prima centrale di energia eolica messicana, nell’Istmo de Tehuantepec, nello stato di Oaxaca. Chiamata ‘Bee Nee Stipa II’ la nuova centrale ha un fattore di producibilità potenziale di circa il 40%, con la capacità di produrre, a regime, più di 250 milioni di chilowattora annui di energia ‘pulita’, evitando così l’emissione in atmosfera di oltre 100 mila tonnellate di CO2 all’anno (e nei giorni scorsi sempre l’Enel ha vinto una licitazione pubblica della Comisión Federal de Electricidad). Attualmente in Messico, lo ha rivelato l’ambasciatore Roberto Spinelli al convegno ‘Italia en el Bajío’ che si è realizzato recentemente nello stato di Queretaro, ci sono 1400 imprese italiane, tra le quali non sono da dimenticare la Pirelli e la Fiat che qui produce la 500 per il mercato americano. "E 28 di queste, il 15% del totale – ha sottolineato il nostro ambasciatore in Messico – si trovano proprio in questo stato, nella zona di Bajío sono imprese che hanno almeno 200 addetti, sono importanti e alcune appartengono al settore aerospaziale". Il filo diretto che collega Messico e Italia si è andato irrobustendo sempre più in questi ultimi anni e all’inizio del 2012 Bruno Ferrari, il segretario dell’Economia del governo messicano, un nome molto italiano, si è fermato in Italia proprio per presentare alla nostra industria cosa può offrire il Messico a chi vuole effettuare investimenti. E l’invito è stato accolto subito. "L’Italia crede fermamente nelle capacità del Messico di affermarsi come uno dei fattori più importanti nell’ambito dell’economia e della cultura internazionale – ha sottolineato Giovanni Bellei Barbieri console onorario – e questo lo sanno bene gli oltre 300.000 cittadini italiani che vivono in questo splendido Paese".
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