“La svolta mancata? Quale politiche per gli italiani nel mondo”: questo è stato il tema su cui, nell’ultima giornata della festa del Partito democratico a Genova, hanno discusso alcuni esponenti del Pd nel mondo. Al dibattito c’erano Eugenio Marino, responsabile del Pd all’estero, e gli eletti all’estero Marco Fedi e Laura Garavini. C’era anche Elio Carrozza, segretario generale del CGIE.
Ho seguito il dibattito con molta attenzione e mi sembrava un dibattito di qualche anno fa, quando al governo c’era la destra italiana. Voglio ricordare a Marino che da due anni il Pd è parte integrante del governo, prima quello di Monti e oggi quello di Letta. Ogni volta che si parla di tagli lineari all’estero si dà la colpa al governo Berlusconi, ma è giusto ricordare – per onor di cronaca – che i primi tagli al mondo dell’emigrazione (vedi per esempio la “razionalizzazione” dei consolati) furono attuati dal governo Prodi.
La svolta mancata? Togliamo pure l’interrogativo, come ha detto lo stesso Fedi durante il dibattito. Il Pd non ha saputo e non ha voluto fare squadra con gli italiani nel mondo. Lo si evince anche dal fatto che 18 parlamentari sono distanti tra loro e non hanno mai fatto un’azione congiunta dal 2006 ad oggi; 18 parlamenti, ricordiamolo, che rappresentano quattro milioni di italiani nel mondo, un’altra regione d’Italia, e che in parlamento se uniti possono – con un peso politico forte – cambiare e caratterizzare anche le linee guida di una politica estera ed emigratoria. 18 parlamenti vuol dire un partito, e con i numeri risicati, grazie a una legge elettorale truffa, possono incidere se sono uniti, ma purtroppo ciò non accade.
Marino e gli altri intervenuti hanno accennato alla chiusura dei consolati in alcune zone del mondo: è un peccato si siano svegliato da un letargo durato oltre due anni, solo dopo che il ministero degli Esteri ha confermato la chiusura delle sedi diplomatiche. Dov’erano i nostri eletti mentre la Farnesina prendeva certe decisioni?
Laura Garavini, comunista doc, afferma che i tagli ai bilanci per gli italiani nel mondo hanno portato a un collasso gli interventi per gli italiani all’estero. Perché non spiega come si è arrivati a questa situazione? Ci siamo dimenticati le grandi somme di danaro pubblico che venivano – e vengono – regalate ai giornaletti di parrocchia? Agli enti fasulli? E che dire dei soldi pubblici inviati nel mondo per aiutare la cultura Italiana? Sono stati uno strumento di arricchimento di qualche amico di turno, vedi il caso Forum Culturale di Sydney che rischia la bancarotta e che sicuramente andrà nelle mani di qualche creditore; soldi pubblici gestiti male, e chi paga?
Per non parlare poi dei patronati e delle tante associazioni fittizie che ogni anno prendevano – e prendono ancora oggi – contributi sia dalle regioni che dallo stato. Suvvia, Garavini, siamo seri, se oggi ci sono i tagli per gli italiani nel mondo non e’ colpa del Governo Berlusconi, non e’ colpa di nessun governo degli ultimi decenni, dei governi democristiani che il vostro partito per decenni ha sostenuto. Se lei vuole parlare di Italiani nel modo parli delle riforme urgenti da portare avanti. Non ha più senso, per esempio, avere parlamentari e CGIE, Comites e Consolati.
L’intervento di Marco Fedi forse e’ stato quello più onesto dal punto di vista dell’autocritica, devo dire che il suo intervento mi e’ molto piaciuto perché non ha usato parole di accuse verso altri esponenti politici ma ha fatto un intervento globale, praticamente dicendo cosa ha fatto il Pd in questi anni. E’ stato proprio lui, lo ribadiamo, a voler togliere l’interrogativo al titolo del dibattito – “La svolta mancata?” -, perché la svolta, ha affermato, non c’è stata. La sfida è stata persa. Il deputato residente in Australia ha messo in evidenzia le ferite di un Pd che in questi anni non ha saputo portare avanti la svolta, che si e’ dedicato solo ai problemi interni del partito.
Io credo che sia il Pd che il PdL, insieme agli altri partiti o movimenti, debbano dialogare di più: ci vuole una UNIONE degli italiani nel mondo, ci vuole squadra, altrimenti votare 18 parlamentari non serve davvero a nulla. Solo se uniti si possono ottenere risultati e questo Garavini e Fedi lo sanno bene. Non a caso Garavini lo ha sottolineato in più occasioni, come del resto Fedi non si è nascosto dietro a un dito. Al responsabile del Pd nel mondo, Eugenio Marino, dico solo di dialogare di più con la base e dare spazio ai giovani e di non essere sempre arroccati dentro al sistema dei patronati. Lo invito anche a fare un’autocritica, come hanno fatto alcuni dei “suoi” eletti. Perché va bene la propaganda, ma gli italiani all’estero si informano: e non sono mica fessi.































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