Tornare a discutere dell’utilità o meno del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, in un periodo in cui la Farnesina ha deciso unilateralmente di chiudere diversi consolati italiani nel mondo, puo’ essere considerato ormai inutile esercizio di retorica. Se poi la vicenda legata all’Imu degli italiani residenti nei cinque continenti non è ancora stata risolta e anzi brucia sempre più sulle ferite dei connazionali residenti oltre confine – ferite inflitte dal governo Berlusconi, prima, e da quelli guidati da Monti e Letta poi -, credo sia anche una mancanza di rispetto verso quelle comunità tricolori lontane dallo Stivale che – per dirla volgarmente – del CGIE se ne fottono altamente nella stragrande maggioranza dei casi (quando conoscono cosa sia). Tuttavia, visto che a riportare l’attenzione sull’opportunità o meno dell’esistenza del Consiglio Generale è stata un’autorevole firma come quella di Gian Luigi Ferretti – una persona da sempre vicina agli italiani nel mondo e preparata sull’argomento -, e visto che nel suo recente editoriale sul tema Gian Luigi fa anche il mio nome, mi piace raccogliere il guanto che, magari inconsapevolmente, il collega giornalista mi ha lanciato e dire la mia.
Chiarisco subito: no, Ricky Filosa non ritiene di "essersi fatto trasportare dalla corrente conformista, in un primo tempo", come scrive Ferretti, semplicemente perchè penso che la "corrente" a cui fa riferimento GL sia in realtà quella "anti-conformista". Allora sì, nell’anticonformismo in questo caso mi ci rivedo in pieno. Perchè per ciò che riguarda il CGIE, la "corrente conformista" è quella dello status quo, quella che appartiene "al sistema", a coloro che ho definito fin da tempi non sospetti "dinosauri dell’emigrazione", a quei signori anziani "dai capelli bianchi e dalle pance gonfie" – come li ho descritti spietatamente – che si aggrappano con unghie e denti a un passato che non c’è più ma che loro non vogliono mollare. E no, il sottoscritto non ritiene di avere dato "cenni di ravvedimento negli ultimi tempi" – come se fossi stato illuminato sulla via di Damasco -, semmai di essersi dovuto in qualche modo rassegnare al fatto che quando si parla di CGIE i rappresentanti dell’emigrazione, per la maggior parte, fanno muro, si compattano, e difendono il Consiglio, più per partito preso e ragioni di "casta" che per altro, senza riuscire in realtà a esprimere un giudizio sereno sulla questione aperta.
Entriamo nel merito: personalmente, resto convinto del fatto che il CGIE sia, com’è oggi, com’è ormai da troppi anni, un carrozzone inutile e bizzoso, autoreferenziale, dispersivo e pomposo. Costoso? Certo, costa: non tanto come qualcuno vuol far credere, ma forse quei soldi – pochi o tanti che siano – potrebbero essere usati in modi migliori. Se i soldi vengono buttati, siano pochi euro o milioni, rappresentano in ogni caso uno spreco.
Il fatto è che questo benedetto CGIE da tempo non ottiene un bel nulla; da tempo viene ignorato dallo stesso governo (lo ammette persino Ferretti), che non chiede il suo parere nemmeno su temi di primaria importanza per le nostre comunità (vedi, appunto, la rete consolare).
Ho scritto tante volte che il Consiglio va riformato, migliorato, reso più snello. Andrebbero aboliti tutti i rappresentanti di nomina, al CGIE dovrebbero essere dati maggiori poteri, del CGIE dovrebbero far parte di diritto tutti i presidenti dei Comites. Ecco, più che un Consiglio, un InterComites mondiale: così, avrebbe più senso. Ma oggi cos’è questo CGIE? Un cimitero degli elefanti, un circolo di pensionati, una realtà in cui da troppi anni ormai si parla e discute degli stessi argomenti, senza che ci sia alcun progresso. A che serve parlare all’infinito delle stesse cose senza arrivare a raggiungere alcun risultato? A farsi belli agli occhi dei propri colleghi? A sentirsi importanti almeno per qualche giorno l’anno? A crogiolarsi alla luce dei riflettori per qualche ora? O, più probabilmente, si continua a mantenere in vita il mammut per non perdere quei privilegi acquisiti? Bah, siamo alle solite.
Conosco tutti – o quasi – i membri del Consiglio Generale. Li ho incontrati più volte in occasione delle varie Plenarie e non solo. Sono tutte brave persone, uomini e donne che di certo hanno dato tanto al mondo degli italiani all’estero, ma che nella maggior parte dei casi non riescono a capire che l’emigrazione oggi è cambiata, che il loro tempo è scaduto, che sarebbe ora di guardare avanti piuttosto che continuare a fissare lo specchietto retrovisore. Si dice e si ripete spesso "spazio ai giovani": una frase fatta, nulla di più.
Mi rendo conto: certe mie parole a più di qualcuno possono non piacere. E sì, scrivendo sempre ciò che penso continuo a farmi più nemici che amici. Ma sono rischi del mestiere e questo un giornalista lo mette in conto. Quello che mi interessa, qui, è ribadire il messaggio: un CGIE come quello attuale non serve. Il CGIE o viene riformato o non è.
"La scusa della riforma è un modo per cancellarlo definitivamente", ha voluto spiegare più volte Ferretti. Ma, ribadisco, il CGIE o viene riformato o non è. E se non si riuscisse a portare avanti e ottenere una profonda riforma, non sarebbe così grave pensare di abolirlo definitivamente. Sono comunque convinto che col tempo anche Gian Luigi ne sarà persuaso, così come ha capito che la legge elettorale sul voto all’estero va rivista e migliorata, proprio lui che solo qualche anno fa assicurava "la legge Tremaglia è perfetta". No, caro Gian, non lo è: e non lo è nemmeno l’attuale CGIE, di cui anche tu fai parte. Amici, non dobbiamo attaccarci a ciò che c’è solo per paura che non ci sia più, un domani. Gli italiani nel mondo, il governo persino, non si accorgono della presenza di questo Consiglio: sono certo che non si accorgerebbero nemmeno della sua assenza.
PS: ribadita la mia opinione sul CGIE, è inutile dire che assicuro in ogni caso fin d’ora – come direttore di un giornale che da sempre si occupa di emigrazione – il massimo sostegno ad ogni iniziativa in favore degli italiani all’estero. Ferretti intitola il suo editoriale “A chi fa comodo far credere che il Cgie sia inutile? Ai nemici degli italiani nel mondo”: pur pensando che l’attuale CGIE non abbia alcuna utilità, non ritengo certo di essere un nemico dei connazionali residenti oltre confine. Sfido chiunque a dimostrare il contrario.































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