C’è un globetrotter a Chicago e i tifosi dei Bulls stravedono per lui. California, a Oakland con i Golden State, poi il Canada, Toronto, quindi la Louisiana a New Orleans. E infine, da questa stagione, l’Illinois, ‘Windy City’, Chicago. È il giro dell’America in sei anni di Marco Belinelli, uno dei soli tre italiani che giocano nella Nba, arrivato nel mondo magico del basket nel 2007, scelto con il numero 18 da Golden State, dopo che nei due anni precedenti erano stati chiamati prima Andrea Bargnani, poi Danilo Gallinari. All’inizio momenti difficili, poi i trasferimenti e adesso, in una delle franchigie storiche e vincenti, quella dei sei titoli di Michael Jordan, ecco che il bolognese, che compirà 27 anni il prossimo 25 marzo, sta diventando uno dei giocatori determinanti e grazie alle sue qualità e al suo carattere è entrato nel cuore dei tifosi. Ha firmato due vittorie da brividi, negli ultimi secondi, prima a Boston poi in casa con Detroit.
"Mi piacciono le mie polpette… piccanti" ha urlato Stacey King, ex centro, a Chicago ha vinto tre anelli, un passaggio anche dall’Italia, solo per un attimo, ad Arese e adesso commenta in tv le partite dei Bulls ed è diventato famoso per le frasi ad effetto che crea per i giocatori, e questa l’ha coniata proprio per l’azzurro, perché adesso il bolognese è diventato un eroe. "È bello – spiega Belinelli – sono momenti che non si possono dimenticare. E questo è il tifo, poi la squadra: stupendo poter realizzare i punti della vittoria, ma una sensazione straordinaria è vedere tutti i compagni che ti saltano addosso per festeggiare. Siamo un bel gruppo". Un coach, Tom Thibodeau, che l’ha voluto, poi difeso a inizio stagione quando le cose andavano male, ma l’ha anche tenuto in panchina per una partita intera, per poi concedergli un’altra opportunità, che il Beli non si è lasciato sfuggire. "Qui c’è una organizzazione straordinaria e c’è una gran voglia di vincere, subito". Guardando indietro, è il sesto anno di Belinelli nella Nba, Chicago sta diventando anche una bella rivincita. "Bisogna saper accettare le critiche – aggiunge – ma in passato c’è stato chi ha detto diverse cose su di me, li faccio ricredere, anche se poi alla fine non ha una grande importanza, io vado per la mia strada, il mio obiettivo, sempre, è quello di migliorare e di vincere il più possibile. È come voglio essere". Titolare a New Orleans, sesto uomo a Chicago, con una parentesi nello starting five quando si è infortunato Hamilton: "Giocare nel quintetto è un’altra cosa. Entri subito hai la possibilità di lasciare il segno. Mi piace giocare il maggior numero di minuti possibile, ma anche dalla panchina sto cercando di essere importante. Ma devo sempre migliorare. Non voglio essere solo il tiratore, lo specialista in qualche cosa, ma voglio fare sempre di più, in difesa e in attacco". Con un solo obiettivo. "Non ce ne sono altri: vincere". Anche perchè l’ombra del passato si avverte. "Indossando questa maglia non si può evitare di pensare a quello che è stato. Guardi in alto e vedi gli stendardi dei campionati vinti, poi le maglie di Michael Jordan, Scottie Pippen, Dennis Rodman e tanti altri campioni è una sensazione unica. È speciale giocare con questa maglia». Come speciale è anche la città. "Una metropoli, ma qui si sta benissimo, anche se adesso c’è un gran freddo. Mi piace andare a downtown, mi piace stare qui, sicuramente, tra le città dove ho vissuto finora da quando sono arrivato nella Nba è quella dove si sta meglio, la più bella". Una città che vive anche per il basket e questo Belinelli lo sa, come sa che questa può trasformarsi in una occasione unica: "Voglio vincere un titolo Nba. E questa volta sono nella squadra giusta per poterlo fare". Un anello per un giocatore italiano sarebbe un avvenimento storico, non è mai successo prima e attualmente guardando gli altri due giocatori italiani nella Nba, Gallinari e Bargnani, non ci sono possibilità di vederli in cima al basket. Ma per Belinelli è diverso: Chicago attualmente è tra le top four della Eastern Conference e sta giocando senza la sua prima stella, Derrick Rose, che però dovrebbe rientrare nel giro di un mese e allora… «In questo momento, e lo dico sinceramente – conclude Marco – penso soltanto ai Bulls, c’è solo questo nella mia testa. Poi a fine stagione vedremo tutto il resto, a cominciare dalla Nazionale". Ecco si può sognare e un anello si trasformerebbe in una spinta anche per il basket italiano e la Nazionale.
































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