Dopo la lettera di Ernesto Rossi, dell’Associazione piccoli imprenditori italiani in Ungheria, pubblicata su ItaliaChiamaItalia, nella quale si parlava della Camera di Commercio italiana in Ungheria, è scoppiata una piccola bufera. Il nostro quotidiano online ha voluto capirne di più e ha così contattato il presidente della Camera, Bernardino Pusceddu, il quale si difende: “Siamo profondamente toccati da quanto sta accadendo, ci teniamo a difendere il nostro operato”, spiega a Italiachiamaitalia.it. “Io sono iscritto alla Camera come socio con la mia società da 16 anni, son in Ungheria da 18-19 anni, ho intrapreso una piccola società di agricoltura con un ungherese, entrando a lavorare in una società ungherese”, racconta.
Andiamo al sodo. Nella lettera di Rossi, che riporta parti di un articolo pubblicato da un giornale ungherese, si parla, con riferimento a Pusceddu, di un uomo “condannato per truffa, furto, bancarotta fraudolenta, assegni a vuoto ed altro”. Lui spiega: “Nel ’93 mi vennero vendute una serie di macchine rubate. Ho restituito tutti i soldi ai clienti, con circa 700 milioni di lire, poi ho avuto un incidente e dopo 7 mesi sono tornato in azienda… Lì ho trovato cambiali e assegni insoluti per due miliardi di lire. Non ho mai rilasciato assegni falsi o cambiali false a nessuno. Coi 140 milioni dell’incidente stradale, soldi dell’assicurazione, decisi di partire per l’Ungheria, dopo che il mio avvocato mi aveva consigliato di non interessarmi più delle aziende che ormai avevo ceduto. L’azienda l’avevo ceduta ad alcune persone, che però non riuscendo a recuperare i soldi l’hanno portata al fallimento. Non avendo all’epoca nemmeno i soldi per poter tornare in Italia, lasciai tutto in mano dell’avvocato: ma fui condannato, pur non essendo né amministratore né titolare dell’azienda. Poi c’è stato un condono. Quando sono diventato presidente di questa Camera, mi sono giunte notizie che qualcuno stava sparlando di me ed altri: avuta questa informazione, sono andato ad Oristano e ho chiesto al mio avvocato il mio certificato penale. Non mi sarei mai immaginato che dopo tanto tempo fossero rimaste tracce di tutta quella disavventura…”. “Io quello che ho pagato con la giustizia l’ho pagato caro, questa nuova infangatura non mi serve”.
E il vicepresidente della Camera, Giuseppe Cammisa? Contro di lui accuse pesanti, riportate dal giornale ungherese, fra cui anche traffico di droga: “Lo conosco da dieci anni, lo conoscono tutti, è un amico di chiunque e molto ben voluto. Non ho mai sentito nulla che fosse legato a ciò che si legge nella lettera di Rossi…”. “Qui – continua Pusceddu – si tratta anche dell’immagine dell’Italia. Noi come presidenza della Camera abbiamo anche rimesso il mandato, per dimostrare di non essere attaccati a logiche di presunto potere: ma i consiglieri ci hanno rinnovato la fiducia. Comunque noi abbiamo preso la decisione definitiva di dimetterci".
Nei prossimi giorni la Camera di Commercio italiana in Ungheria invierà un comunicato con il quale farà ulteriore chiarezza su tutta la vicenda, comunicato a cui naturalmente il nostro giornale darà spazio. Pusceddu ci spiega che in Ungheria “la Camera di Commercio italiana è a disposizione di tutte le imprese, ungheresi o italiane; abbiamo al momento circa 200 soci, lavoriamo molto con le piccole e medie imprese ma anche con le multinazionali. Siamo andate a visitarle e a loro abbiamo proposto i nostri servizi. Tutte le possibilità che ci vengono date dall’Assocamera le mettiamo a disposizione dei nostri soci, affinchè possano trarre profitto e sviluppare le attività. Da sempre diamo spazio e aiuto a tutti. Stiamo in questo periodo ristrutturando la Camera: abbiamo destituio dal suo incarico il segretario generale per metterne uno più pronto e più attivo. Insomma, un lavoro a 360 gradi nell’interesse delle imprese, italiane e non. Di recente ci hanno contattato anche imprese di nazioni arabe, pronte a fare affari in Ungheria attraverso la nostra Camera”.
In conclusione, il presidente Pusceddu assicura: “sono in Camera da 16 anni e vado a testa alta ovunque”.
































Discussione su questo articolo