L’un contro l’altro armato, con l’obiettivo palese a tutti di far cadere il buon Letta. I nostri politici in continua combutta con gli imprenditori sono veramente lo specchio della società, la rappresentano in pieno, con tutti i suoi difetti e i suoi veleni. Da quando Alfano ha mollato il padrone, cosa che a me è sembrata manifestazione di orgoglio e volontà di indipendenza, la sua figura e i suoi amici sono diventati di colpo oggetto preferito della satira politica e della cosiddetta macchina del fango. Lupi da bruciare, De Girolamo da crocifiggere, aspettando che Formigoni torni sulla graticola del "Fatto quotidiano", quotidianamente impegnato a scovare delatori e traditori. E a gridare perfidamente all’inciucio perfino per il matrimonio, finora riuscito, tra il Pd Boccia e l’ex Pdl De Girolamo. Dove può arrivare la malevolenza! Quale soddisfazione per un Berlusconi ansioso di vendetta e di ripescaggio personale! E che dire di Letta? Da quando è rimasto al governo con una maggioranza risicata al senato, i colpi d’ascia ai suoi ministri si sono moltiplicati, nell’ipocrita indignazione di schieramenti opposti e "alleanze" improvvisate e poco credibili.
Tutto fa brodo, per chi non vuole mollare la presa sui privilegi: si tratta in fin dei conti di far precipitare il Paese in una nuova tornata elettorale che sostituisca con il voto fintamente democratico di un popolo bue una classe politica con un’altra, magari più vorace e disonesta. E chissenefrega dell’Italia, dello spread e dello sguardo critico dell’Europa!
Chi è escluso anche temporaneamente dalla casta si vendica di chi è dentro il raggio d’azione e "confessa" ai media ingordi quelle complicità di cui non ha potuto beneficiare, tra vecchi rancori e nuove rivelazioni, invasive della vita del singolo e soprattutto tardive. Una telefonata, una registrazione proditoria, ti possono cambiare la vita.
La magistratura gongola, e lavora insaziabile a indagini e inchieste: è sufficiente imbastire una storia verosimile, servendosi di intercettazioni lecite e illecite, di "gole profonde" di dubbia onestà, cui dare credito arbitrariamente. Sui media proliferano pseudogiornalisti di mezza tacca, che non hanno bisogno di sapere scrivere, ma sono addestrati e remunerati per rincorrere la vittima sacrificale con una telecamera a distanza ravvicinata, mentre sparano lo scoop del giorno. Forse domani quello scoop verrà smentito, ma intanto il popolo cambierà il suo voto, favorendo l’avversario, chiunque sia.
Così, di votazione in votazione, l’unica alternanza che meritiamo – se non ci rendiamo conto di quanto c’è di costruito e artefatto nella cronaca politica – è quella tra la Banda Bassotti e Gambadilegno. Perfino l’inossidabile Silvio, a dispetto dell’incandidabilità che sembrava di sicuro impedimento, risorge dalle ceneri preparando il film del suo nuovo matrimonio, tanto assurdo quanto propiziatorio per galvanizzare l’elettorato (c’è ancora un suo elettorato?); ringalluzzito e onnipresente, sogna la rivincita. Siamo senza vergogna e senza memoria.
Ho salutato l’anno nuovo augurando il buongiorno all’Italia. Mi è bastato uno squarcio di luce e di tempo per sentire tutta l’inutilità delle mie parole di speranza. Buona notte, Italia. Ritorna pure a dormire. E a non sognare.
































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