Si allarga alla pistola con la quale Andrea Zampi ha sparato l’indagine sull’imprenditore che ieri a Perugia ha prima ucciso due impiegate – Margherita Peccati e Daniela Crispolti – negli uffici del Broletto per poi togliersi la vita. Un suicidio che secondo gli investigatori l’uomo aveva progettato, come emerge dall’esame dei messaggi lasciati. In particolare per dare l’addio alla madre. Riguardo alla pistola, obiettivo degli inquirenti e’ verificare ‘la legittimita’ del possesso di un’arma da parte dell’autore del reato’ scrive in una nota il procuratore della Repubblica Giacomo Fumu. Accertamenti, spiega il magistrato in poche righe, condotti con la collaborazione della questura. Riguardano in particolare la documentazione medica prodotta da Zampi per il rilascio dell’abilitazione al tiro a volo sportivo. Un permesso che gli consentiva solo di portare da casa al poligono l’arma, smontata e all’interno di un’apposita valigetta. Zampi l’aveva gia’ ottenuto nel 2009 ma poi gli era stato revocato nello stesso anno dopo essere stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Circa sei mesi fa l’imprenditore aveva nuovamente presentato la domanda, corredata dai relativi certificati medici che ne attestavano la sua idoneita’. Cosi’ l’abilitazione ‘all’attivita’ sportiva’ era stata concessa.
Pochi giorni fa Zampi aveva acquistato la pistola, una Beretta semiautomatica nove per 21. Dall’indagine e’ pero’ emerso che non si e’ mai recato al poligono. L’aveva invece con se’ quando e’ entrato negli uffici del Broletto. Ieri sera e’ stato sentito a lungo dagli inquirenti il medico di base che ha rilasciato il primo dei due certificati agli atti dell’ultima pratica. Ha spiegato di avere seguito Zampi da meno di un anno e di averlo visto un paio di volte. ‘Stava bene e non aveva alcun disturbo. Una persona normale’ ha spiegato alla polizia e al magistrato che coordina le indagini.
Intanto la Digos sta continuando a ricostruire nei dettagli quanto successo ieri. Zampi ha lasciato una sorta di testamento e diversi biglietti. In particolare di addio alla madre e contenenti preghiere ma anche altre frasi a sfondo religioso. Elementi che portano gli investigatori a ipotizzare che l’uomo avesse progettato il suicidio. Nulla invece di esplicito negli scritti sulla volonta’ di uccidere le due impiegate. Sulla loro scrivania l’imprenditore ha invece lasciato un corposo dossier con il quale ripercorre la sua storia professionale. Gli investigatori sono convinti che il gesto sia maturato per la paura di Zampi di perdere l’accreditamento della sua azienda. La Regione e’ pero’ tornata oggi a ribadire come si tratti di ‘una procedura di autorizzazione’ che ‘garantisce la qualita’ dell’attivita’ formativa e, ove previsti, anche la corretta gestione di fondi pubblici’. Non comporta quindi ‘alcuna attribuzione di finanziamenti, contributi o altre forme di sostegni’.
Oggi nel palazzo della tragedia impiegati e funzionari sono tornati al lavoro. Sui muri ancora i fori dei proiettili sparati da Zampi, mentre un mazzo di fiori e’ davanti alla porta dell’ufficio dove sono state uccise Margherita e Daniela.
































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