Dario Franceschini, intervistato dal Corriere della Sera, lancia l’appello ai suoi ad "abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l’avversario". Secondo l’ex segretario del Pd è necessario oggi più che mai “uscire dall’incomunicabilità”, perché “ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, e’ ancora Berlusconi. E’ con lui che bisogna dialogare". Franceschini respinge al mittente, pero’, uno scambio tra il sostegno del Pdl a un governo Pd e l’elezione del Capo dello Stato: si annunciano sette anni "burrascosi", dice, e "il prossimo Capo dello Stato deve essere in ogni caso una persona di garanzia eletta con un’intesa piu’ larga possibile. Per sua natura non puo’ essere eletto con un mandato. Deve essere libero fin dalla prima scelta: assegnare l’incarico di formare il governo". Un governo per cui, comunque, "chiusa la possibilita’ di un rapporto con Grillo, i numeri dicono che o si accetta un rapporto con il Pdl, o non passera’ nessun governo".
Dunque, Franceschini sulla linea proposta da Matteo Renzi: un dialogo con il partito di Berlusconi è necessario se si vuole formare un esecutivo, altrimenti subito al voto. Una posizione che piace naturalmente al PdL. “Franceschini, ancora una volta con realismo, invita il Pd a prendere atto che non c’e’ alternativa a un trasparente confronto con Berlusconi, un leader confermato tale di elezione in elezione da milioni di italiani con enormi consensi. Brandire la pistola scarica della ineleggibilita’ vorrebbe dire alimentare uno scontro assurdo e rovinoso per l’Italia. Che non e’ nemmeno ipotizzabile". Lo afferma il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. Poi, aggiunge: "Bersani e compagni meditino sul realismo di alcuni esponenti del Pd. In caso contrario la parola toccherebbe di nuovo agli italiani".
Si fa sentire anche Renato Brunetta, capogruppo PdL alla Camera: “Le parole di Dario Franceschini non lasciano dubbi: ormai nel Pd solo Bersani e un gruppo di suoi fedelissimi sono rimasti ancorati ad una strategia senza senso e irrealizzabile. Il resto del Partito democratico si interroga sulle possibili soluzioni a questo periodo di stallo e Franceschini lo conferma: anche per loro e’ arrivato il momento del dialogo con il Pdl". Ora bisogna “fare presto, perché non c’è tempo da perdere".
Daniele Capezzone, coordinatore dipartimenti PdL, commenta. "Dopo le parole finalmente ragionevoli di Dario Franceschini, quando sono trascorsi 41 giorni dal voto (un tempo enorme che il Pd ha fatto perdere al Paese con la sua cieca ostinazione), Pierluigi Bersani e’ rimasto solo nel bunker. Gli conviene uscirne, se vuole e se può".
































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