"Gentile direttore, non mi sfuggono, e non mi sono mai sfuggiti, i problemi che affrontano l’Italia che amo ed i miei concittadini. La situazione internazionale continua a essere incerta. I dati economici nazionali non sono indirizzati alla ripresa. E, nonostante le puntali resistenze del centrodestra, un’esorbitante carico fiscale continua a deprimere la nostra industria, i commerci, i bilanci delle famiglie". Inizia cosi’ la lunga lettera che Silvio Berlusconi ha scritto a Tempi, che sara’ pubblicata integralmente sul prossimo numero del settimanale in edicola da giovedi’ 3 ottobre e di cui anticipiamo qualche stralcio.
Berlusconi si chiede quanti danni abbia provocato all’Italia "un ventennio di assalto alla politica, alla società, all’economia, da parte dei cosiddetti ‘magistrati democratici’ e dei loro alleati nel mondo dell’editoria, dei salotti, delle lobby? Quanto male ha fatto agli italiani, tra i quali mi onoro di essere uno dei tanti, una giustizia al servizio di certi obiettivi politici?".
Berlusconi cita il caso dell’Ilva di Taranto, la cui chiusura e’ avvenuta "grazie anche a quella che, grottescamente, hanno ancora oggi il coraggio di chiamare ‘supplenza dei giudici alla politica’”, e torna a chiedere: "Di quanti casi Ilva e’ lastricata la strada che ci ha condotto nell’inferno di una Costituzione manomessa e sostituita con le carte di un potere giudiziario che ha preso il posto di parlamento e governo? (…) Hanno ‘rovesciato come un calzino l’Italia’, come da programma esplicitamente rivendicato da uno dei pm del pool di Mani Pulite dei primi anni Novanta, ed ecco il bel risultato: ne’ pulizia ne’ giustizia. Ma il deserto".
Per il Cavaliere "Enrico Letta e Giorgio Napolitano avrebbero dovuto rendersi conto che, non ponendo la questione della tutela dei diritti politici del leader del centrodestra nazionale, distruggevano un elemento essenziale della loro credibilita’ e minavano le basi della democrazia parlamentare. Come puo’ essere affidabile chi non riesce a garantire l’agibilita’ politica neanche al proprio fondamentale partner di governo e lascia che si proceda al suo assassinio politico per via giudiziaria?". "Il Pd (compreso Matteo Renzi) ha tenuto un atteggiamento irresponsabile soffiando sul fuoco senza dare alcuna prospettiva politica – prosegue Silvio -. Resistere per me e’ stato un imperativo morale che nasce dalla consapevolezza che senza il mio argine – che come e’ evidente mi ha portato ben piu’ sofferenze che ricompense – si imporrebbe un regime di oppressione insieme giustizialista e fiscale. Per tutto questo, pur comprendendo tutti i rischi che mi assumo, ho scelto di porre un termine al governo Letta".
"Quando capisci che l’Italia e’ un Paese dove la libera iniziativa e la libera impresa del cittadino diventano oggetto di aggressione da ogni parte, dal fisco ai magistrati; quando addirittura grandi imprenditori vengono ideologicamente e pubblicamente linciati per l’espressione di un libero pensiero, quando persone che dovrebbero incarnare con neutralita’ e prudenza il ruolo di rappresentanti delle istituzioni pretendono di insegnarci come si debba essere uomini e come si debba essere donne, come si debbano educare i figli e quale tipo di famiglia devono avere gli italiani, insomma, quando lo Stato si fa padrone illiberale e arrogante mentre il governo tace e non ha ne’ la forza ne’ la volonta’ di difendere la liberta’ e le tasche dei suoi cittadini, allora – conclude Berlusconi – e’ bene che la parola ritorni al nostro unico padrone: il popolo italiano".
































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