Dario Rivolta, per anni deputato di Forza Italia, già vicepresidente degli Azzurri nel Mondo, sceglie ItaliaChiamaItalia per ricordare, a modo suo, Giulio Andreotti. Buona lettura.
E’ morto Giulio Andreotti, uomo di grande intelligenza che ha caratterizzato per decenni la politica italiana, dal dopoguerra ad oggi. E fu certamente un democristiano molto influente sia per la storia del suo partito che per tutto il Paese. Detto cio’, sbaglierebbe chi volesse parlare di lui come di un grande “statista”. Il politico e’ colui che agisce nell’agone della vita pubblica e nelle istituzioni con maggiore o minore successo. Lo statista e’, invece, quel politico che si contraddistingue per un alto senso dello Stato, rispetto per le Istituzioni ed e’ guidato dalla ricerca del bene comune. Statista e’ anche chi si distingue per doti morali che possano essere invocate ad esempio per tutti i cittadini. De Gasperi ne fu un fulgido esemplare. Andreotti non lo fu mai.
La sua vita pubblica potra’ essere ricordata solo come esempio di quella interpretazione della politica che e’, sempre e solamente, la ricerca ed il mantenimento del potere personale, indipendentemente dai contenuti e dalle idee. Fu infatti, volta per volta e secondo le convenienze, uomo di destra, di centro e di sinistra. Sfido chiunque ad identificare quale fosse la sua proposta per la gestione della cosa pubblica. Di lui sono proverbiali alcune battute, spesso tuttora citate, che mostrano un cinismo ben lontano dal poter essere portato ad esempio per le giovani generazioni. E’ comprensibile che un intellettuale sappia essere, all’occorrenza, cinico e pessimista sulla natura umana. Ben diverso quando il distacco dai valori sociali venga sventolato a mo’ di bandiera da un uomo pubblico che sembri vantarsene. Ancora peggio quando quest’uomo riveste incarichi che lo identificano con le massime istituzioni.
Un altro esempio: Pertini non brillo’ ne’ come politico acuto ne’ come uomo di raffinata intelligenza, eppure la sua Presidenza seppe, almeno temporaneamente, far ritrovare agli italiani quel senso di appartenenza alla comunita’ nazionale che gia’ allora era entrata in crisi. Cio’ fu possibile perche’ la storia della sua vita dimostrava il suo coraggio durante la Resistenza, l’indiscutibile onesta’ e una forte volonta’ di “servizio”, parimenti ad una coerenza di comportamento che lo metteva al di sopra ed al di la’ di ogni maldicenza.
La vita politica di Andreotti, invece, rappresenta esattamente il contrario: la furbizia tattica, la spregiudicatezza delle frequentazioni personali, la cosa pubblica vista come un mezzo e non come un fine. Non e’ un caso che un’organizzazione spregiudicata come Comunione e Liberazione lo abbia eletto a proprio punto di riferimento. Cosi’ come, sempre non casualmente, i suoi piu’ vicini sodali sul territorio siano stati personaggi molto discutibili quali gli Sbardella, i Vitalone, i Lima, per non parlare di Bisignani o Sindona ed altri ancora.
Ricordo che, una volta, il compianto Don Gianni Baget Bozzo mi racconto’ di quando, alla fine della guerra, si era recato a Roma in visita a De Gasperi. Nell’anticamera incontro’ proprio Andreotti, allora collaboratore dell’illustre politico, e, dopo una conversazione con lui, si rese conto che un partito in cui ricopriva un posto significativo quell’uomo, cosi’ arguto ma cosi spregiudicato, non poteva essere lo stesso partito in cui poter militare.
Cosa restera’ di Giulio Andreotti nella memoria del nostro Paese? Temo che qualcuno, in un Paese ove la furbizia e’ tuttora considerata una virtu’, lo voglia poter annoverare tra i Padri della Patria. Io non saro’ certo tra costoro perche’ amo cosi’ tanto l’Italia da voler pensare che i nostri esempi debbano ancora essere persone che si siano distinte per disinteresse personale, patriottismo ed onesta’.
Se pensiamo che la politica debba essere un sereno confronto tra proposte diverse su come gestire la “res-pubblica”, se crediamo che l’onesta’ al di sopra di ogni sospetto debba essere immagine e sostanza di ogni politico, se pretendiamo che piu’ si stia “in alto” piu’ si debba essere servitori di chi sta “in basso”, se desideriamo che i nostri figli siano educati al senso civico nell’interesse del futuro dell’intero Paese, allora ricorderemo Giulio Andreotti solamente come un uomo politico la cui grande intelligenza e’ stata sterile ed addirittura diseducativa per la societa’ in cui ha vissuto.
































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