Francesco Rutelli, alla guida di Roma quando ci fu il Giubileo del 2000, in una intervista a Repubblica accusa il Campidoglio di inerzia: "Se non ci sono i progetti esecutivi, certo gli investimenti non arrivano in tempo. Questo è il risultato dei sei mesi buttati al vento", "avendo pochi mesi mi sono sempre permesso di suggerire che occorre concentrarsi su manutenzione e legalità. Ma il progetto andava fatto a fine marzo: ora rischiamo grossi guai", "ci vuole un programma realistico per non rischiare che il Giubileo inizi con i cantieri aperti e i lavori non ancora ultimati".
Sostiene che "stiamo vivendo un dramma enorme" e si dice amareggiato nel vedere Roma "ridotta così e additata a livello internazionale come una città in grandissima crisi, da una sofferenza tremenda". Anche nelle piccole cose, "come le piante bruciate sulla via Cristoforo Colombo perché non c’è manutenzione, o la chiusura del Teatro, piccola luce di cultura a Tor Bella Monaca". E aggiunge: "La città non doveva aspettare che il Vaticano, o il governo, le indicassero cosa fare: noi collaborammo e avemmo anche scontri aspri. Ricordo che fui convocato dal cardinale Rè con il quale ci fu una conversazione diciamo animata sul piano-traffico di Tocci e Zanda e le limitazioni ai bus turistici. Ma era il Comune a decidere".
"Quando ero sindaco andavo ad Anzio e a Sabaudia, a un’ora di auto di distanza perché purtroppo i problemi di Roma sono tanti: non posso credere che Marino non torni per il consiglio dei ministri che deve prendere una decisione politica su Roma, non solo sui soldi ma anche sulla attribuzione dei compiti". Lo afferma l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli nel giorno della decisione del governo sull’eventuale commissariamento del Campidoglio. E sottolinea: "In parte è una conseguenza inevitabile dell’inchiesta su Mafia Capitale: l’illegalità ha infiltrato molti settori dell’amministrazione e quindi devono essere riorganizzati e controllati. E’ evidente che il governo non ha un rapporto di fiducia con l’amministrazione civica. Anche per questo sono entrati parlamentari del Pd nella giunta. Il punto è chi fa cosa". Marino si sentirà demansionato? "Quello che è avvenuto se lo sono fatti da soli. Se fosse stato preparato un programma il Campidoglio avrebbe dettato l’agenda. Ora è evidente che lo Stato deve dare una mano robusta: manutenzione di base, organizzazione, sicurezza, trasporti". Non pensa di avere anche lei delle responsabilità? "Se lei chiude gli occhi e pensa alla Roma di 15 anni fa, direi che stavamo meglio. Abbiamo fatto molte cose e altre avremmo dovuto e potuto farne".
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