Una farsa, quella della flotilla. Che si è conclusa con l’immagine dell’accozzaglia salmastra dei coraggiosi violatori del blocco a mani alzate, in segno di resa incondizionata, al primo contatto con le autorità israeliane.
Sarebbe questa la difesa della causa palestinese o erano le comiche, una riedizione alla rovescia de La vita è bella, con le barchette di carta per il divertimento imbronciato di una bimba autistica svedese?
Al di là del sarcasmo, facile, le motivazioni di cotale pagliacciata erano e sono solo beceramente politiche, come, peraltro, dichiarato da esponenti dei “partiti sinistri” in molti paesi della nostra povera Europa.
Si cercava di costruire sulla schiuma del nulla intriso di cinismo un pretesto per scatenare la rivolta sociale evocata da Landini e altre meravigliose menti al servizio del sistema, con saldatura fra centri sociali, maranza vari e disadattati di ogni risma, che hanno manifestato con violenza contro l’attuale governo italiano. Il fior fiore della peggiore ciurmaglia.
Mancava solo il capitano Uncino, ma forse era nella stiva o non lo abbiamo notato noi perché, essendo menomato, era una categoria protetta, da non mandare al massacro di una grottesca prima linea. Non era nemmeno un’armata Brancaleone. Brancamenta, al massimo, a sentirli delirare in prima serata, con la compiacenza dei giornalisti dei TG pagati dall’erario pubblico.
Come definire chi sfrutta una tragedia, come quella di Gaza, per meri fini politici, per inscenare le solite dimostrazioni di “pace” ed “inclusione”?
Al netto di valutazioni etiche, questa sceneggiata non ha di certo giovato alla causa palestinese, anzi il vero vincitore politico è stato Netanyau, il quale non ha perso l’occasione per diffondere video discutibili quanto a stile e sostanza del narrato, ma senza dubbio di grande impatto.
Si è trattato di una sconcia manipolazione legata alla martoriata terra di Palestina. L’esempio più eclatante è stata l’esposizione delle bandiere LGBTQ+ che, come dovrebbe essere noto, rappresentano una “cultura” che in terra di Palestina non trova alcuna legittimazione.
Da sottolineare, infine, come i signori deputati al seguito di questa Invencible Armada abbiano bellamente abbandonato tutti, grazie allo scudo dell’immunità che ne ha consentito il rimpatrio immediato: armiamoci e partiamo, insomma, ma noi torniamo prima, ché c’abbiamo da fare…
Il diritto allo sciopero è fondamentale in una democrazia, ma bisognerebbe interrogarsi sulla legittimità di un’astensione dal lavoro non legata alle rivendicazioni materiali o sociali dei lavoratori (ma che ne sa, in fondo, un Landini, dei lavoratori?).
Si è trattato, in sostanza, di una protesta politica contro l’attuale governo. E ora, nel ciarpame dello schianto del ridicolo, cos’altro ci verranno a raccontare i nostri marinaretti sponsorizzati?
Radio Fenice Europa































