Dicono di lui: è scaltro, capace, gli affari li sa fare, la pubblicità è il suo mondo, i conti delle sue aziende sono a posto, è ambizioso, punta sempre in alto, vuole prendersi il meglio. Come il Berlusconi degli anni andati, di cui peraltro è stato dipendente in Mediaset. Urbano Cairo, imprenditore alessandrino, è impegnato nella conquista del gruppo Rcs
Mediagroup. Una mossa a sorpresa l’Opa del fondatore e proprietario del gruppo editoriale e pubblicitario di Cairo Comunnication e de La7. Il Torino Calcio da intendere non come investimento, ma come espressione di passione e amore forse irrazionali, comunque non in linea con il pragmatismo del multiforme imprenditore.
L’idea di puntare al controllo di Rcs, di cui è azionista di minoranza, ha gettato scompiglio in via Solferino, che ridiventa campo di battaglia. L’Offerta pubblica di scambio sulla totalità delle azioni è rivolta a tutti gli azionisti del gruppo editoriale che pubblica il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Urbano Cairo ha già in portafoglio il 4,7% del capitale Rcs. Punta ad acquisirne almeno il 51% attraverso l’offerta di 0,12 azioni della Cairo Communication per ciascuna azione ordinaria che gli verrà apportata in cambio. La società è valutata 287,5 milioni, ma assumendone il controllo Cairo si dovrà caricare anche dei debiti pari a 487 milioni al 31 dicembre 2015.
L’imprenditore alessandrino sta valutando la Rcs come impresa nella sua globalità, circa 775 milioni. Laddove la sua società capitalizza in Borsa 370 milioni con zero debiti e 100 milioni di liquidità relativi alla dote per l’acquisto de La7. L’obiettivo di Cairo è di rilanciare Rcs Mediagroup attraverso “la creazione di un grande gruppo multimediale”. Ma come hanno reagito i soci storici di RcsMediagroup?
Secondo azionista in seguito all’uscita di Fca, Mediobanca detiene il 6,5% del pacchetto azionario. Diego Della Valle, proprietario e direttore di Tod’s, è di fatto il primo azionista del gruppo, dopo il disimpegno di Fca. Possiede il 7,32% delle azioni. Unipol con il 4,6% del capitale è un altro socio di peso di Rcs Mediagroup. Idea e progetto di Cairo non incantano i soci storici. L’offerta non piace. “Bassa e senza sinergie”, tiepida e priva di entusiasmo la reazione di Mediobanca e Unipol, impegnate in un frenetico giro di consultazioni nelle ultime ore.
Diego Della Valle, defilato per il momento, non si è pronunciato ufficialmente. Avrebbe declinato in passato l’invito di Cairo a un’operazione in tandem. Il motivo? Della Valle considera ben impostata e con discreta possibilità di successo la ristrutturazione in corso di Rcs affidata alla coppia Costa-Cioli. “L’offerta pubblica è incongrua su capitale e debito”, questa è la posizione dei soci storici. Ma non è escluso che nelle prossime settimane il prezzo dell’offerta possa essere rilanciato.
Cairo è determinato nella conquista del governo di Rcs Mediagroup. È nel calcio, conosce quindi gli effetti che il pressing ben fatto riesce a produrre sull’avversario. Un fatto è certo: la sua offensiva ha preso in contropiede gli azionisti storici del gruppo. Che hanno fatto trapelare con decisione la loro contrarietà all’operazione. Due gli elementi alla base dell’opposizione: il prezzo troppo basso e la mancanza di sinergie industriali tra la tv e due quotidiani come il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.
Il mondo economico italiano si chiede perché un editore di media grandezza come Cairo si lanci in un’operazione più grande di lui. Si fanno ipotesi: la spinta per l’imprenditore potrebbe essere arrivata in seguito alla decisione della Fca (Fiat Chrysler) di uscire dal capitale di Rcs in seguito all’accordo sottoscritto a febbraio con il gruppo Espresso, che ha messo insieme la Repubblica, La Stampa e il Secolo IXX. Fuorigioco l’azionista principale, la società è impantanata nella difficile ristrutturazione del debito con le banche. Cairo ha trovato una poderosa sponda in Intesa Sanpaolo, il principale creditore di Rcs Mediagroup, nonché azionista con il 4,17% del capitale. Al momento, non si conoscono le posizioni di Pirelli (4,4%) e della famiglia Rotelli, che detiene a sua volta il 2,7%. Attendibili voci di corridoio fanno pensare che non abbiano fornito il lasciapassare preventivo all’editore alessandrino.
Cairo è assistito nell’operazione da BancaImir e da Equita. Il prezzo di scambio offerto può definirsi attraente, perché superiore ai prezzi di Borsa. Necessitano comunque le autorizzazioni di Antritrust e Agocom. A tutto prima, in questo senso, non sembra vi siano motivi di divieto a cumulare televisioni e quotidiani. Intanto, Cairo ha già convocato l’assemblea della sua casa editrice per il 12 maggio. All’ordine del giorno, l’aumento di capitale al servizio dell’offerta pubblica. Le possibilità che l’Ops di Cairo vada a segno dipendono dall’attrattività dell’offerta presso gli investitori istituzionali possessori della maggioranza del capitale. Oggi se ne saprà di più. Come si pronunceranno gli analisti di mercato?
Cairo, intanto, si dichiara pronto a ritoccare al rialzo l’offerta. L’obiettivo è di raggiungere almeno il 51% del capitale, partendo dal 4,7 già in suo possesso e da un altro 4,2 che Intesa dovrebbe consegnare. Mentre un pacchetto di azioni pari al 24% probabilmente non aderirà, ritenendo più conveniente tenere in portafoglio titoli Rcs. I titoli rimarrebbero quotati e potranno essere dismessi successivamente ad un prezzo di vendita più conveniente.
































Discussione su questo articolo