I pm lo vogliono in carcere: c’e’ pericolo di fuga, potrebbe andarsene dall’Italia, serve una misura cautelare. Ma Francesco Schettino fa riferire dai suoi avvocati: "Non scappo. Sono a disposizione dell’autorita’ giudiziaria, mi si dica quello che devo fare". Oggi il comandante della Costa Concordia, rara assenza in 62 udienze del processo, non era in aula a Grosseto. Non voleva "fare melodramma", come ha detto in una pausa un suo difensore. Ha atteso notizie a casa. A fine requisitoria lo hanno informato della ‘botta’ da 26 anni di carcere, piu’ altri tre mesi di arresto, formulata dal pubblico ministero.
"Il comandante e’ a disposizione dell’autorita’. Dice che quello che gli verra’ chiesto di fare, o se deve presentarsi o andare da qualche parte", ossia in carcere, "lui lo fara’", riportano ancora gli avvocati Domenico Pepe e Donato Laino, dopo averci parlato al telefono. Eppure nel processo Schettino aveva provato a difendersi, nelle udienze di dicembre, rispondendo lui stesso alle domande in aula. Aveva tentato di diluire le sue colpe con gli altri: col vice sul ponte di comando Ciro Ambrosio e con gli altri ufficiali in plancia, tra cui Silvia Coronica, colpevoli di non essersi accorti che la nave andava sugli scogli e di non averlo avvisato; col timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, che sbaglio’ due virate decisive (secondo Schettino) all’ultimo metro utile; con gli ufficiali di macchina, che non gli avrebbero detto con chiarezza come in breve tempo ormai la nave era allagata e perduta; in maniera piu’ discreta anche con Costa spa. Niente da fare. I pm non gli hanno creduto e non hanno fatto sconti. Anzi, hanno aggiunto anche la richiesta dell’arresto. Ma non ci sara’ fuga, ha detto Schettino.
Promessa di uno che i pm considerano un bugiardo? "Se voleva scappare l’aveva gia’ fatto in questi anni", hanno detto i suoi avvocati, parlando anche di "sorpresa" e di "perplessita’" espresse nelle loro conversazioni via telefono con lo stesso comandante per la dura richiesta di condanna. "Quasi l’ergastolo, manco Pacciani. Siamo rimasti tutti quanti sorpresi, ma non si puo’ commentare. Non ci sono precedenti giudiziali – ha detto l’avvocato Laino presente in aula -. Non si era mai visto che un pm manifestasse al tribunale un’aspettativa tale per cui l’imputato non possa non essere condannato alla pena piu’ elevata".
































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