"Provo una tristezza sconfinata", "non è la prima volta che le primarie si risolvono in questo sfacelo. In Liguria fu peggio che a Napoli, per non parlare dell’Emilia Romagna nel 2014 o di Toscana e Umbria l’anno scorso. Le nostre roccaforti", "mi fa ancora più male vedere il clima che si respira nel mio vecchio partito: mi colpiscono le reazioni, la voglia di minimizzare, di rendere fisiologico un dato gravissimo come quello di 40mila votanti a Roma. L’assenza di partecipazione presentato come attestato di qualità". Così Stefano Fassina, leader di Sinistra Italiana e candidato a sindaco di Roma, in una intervista al Giornale.
Fassina commenta le dichiarazioni di Orfini sulle "truppe cammellate di una volta": "E’ questa la cosa più patetica e paradossale. II Pd a Roma sa benissimo come stavano e stanno le cose. Anche perché gli stessi capibastone sono protagonisti pure oggi. La gente che non è andata a votare, il Massimo Bray che pensa di candidarsi contro il Pd – non un pericoloso estremista – sono segnali precisi. Non di nostalgia per Mafia capitale, ma del fatto che il Pd è andato da un’altra parte, ha rotto con la parte migliore di noi", "il partito della Nazione c’è già. E questa cosa qui, vive e lotta contro di noi", "il passaggio decisivo non potrà essere certo il congresso del Pd, bensì il referendum di autunno sulle riforme. Lì si decidono le sorti di Renzi, e quindi le prospettive del partito".
RUTELLI "Bicchiere mezzo pieno". Così Francesco Rutelli, in una intervista al Tempo, descrive l’esito delle primarie del Pd a Roma: "Roberto Giachetti è una scelta giusta, essendo una figura per nulla compromessa in tutte queste vicende. Domenica ha compiuto molto bene il primo passo, ma dovrà fare ancora tanta strada". E aggiunge sulle primarie: "Sono il riflesso di partiti ormai non più in grado di formare al loro interno le classi dirigenti. Oggi i parlamentari vengono nominati. E quindi le primarie rimangono l’unico modo, anche se zoppicante, per coinvolgere gli elettori nelle scelte".
Sulle candidature del centrodestra sottolinea che "vedo due criticità. Da un lato, appunto, le divisioni. Dall’altro lato le asprezze reciproche tra i candidati. Di un’intensità tale che rende difficile pensare di riassorbirle in un eventuale secondo turno. Sarebbe più razionale un compromesso tra i candidati di centrodestra nei prossimi dieci giorni. Se continueranno a scambiarsi queste bordate, per loro la vedo molto dura".
Quindi un commento su Virginia Raggi: "I grillini partono con un grande vantaggio, quello di incanalare in maniera naturale una protesta molto viva nell’elettorato. Però c’è un dato: i romani hanno conosciuto lunghi anni di governi deludenti e dunque non so quanto vorranno votare persone completamente inesperte. Oltre al fatto che il Sindaco di Roma dovrà governare tutta l’area metropolitana di 4,2 milioni di abitanti. La Capitale potrebbe reggere il costo dell’impreparazione e di un apprendistato al buio?". E parla poi del suo laboratorio: "Dopo le elezioni tutto questo diventerà un think tank, che dirà la sua, controllerà, farà proposte. Se i suoi componenti vorranno candidarsi, saranno ben liberi di farlo. Avremo un bagaglio ancora più grande di energie da offrire alla città".
































Discussione su questo articolo