‘Mi considero sia cristiano sia marxista’. Tra Hugo Chavez e la Chiesa cattolica i rapporti sono stati a lungo difficili e burrascosi dopo l’ascesa al potere del presidente venezuelano nel 1999. Dai vescovi nel corso degli anni sono giunte molte critiche al suo progetto socialista e il caudillo era arrivato a definire la gerarchia ‘un cancro’, minacciando la rottura dei rapporti con il Vaticano. Frasi in netto contrasto con il Chavez dell’ultimo periodo, colpito dalla malattia, che amava sottolineare la sua fede cattolica invocando Cristo e la Vergine. Fino a farsi riprendere lo scorso anno dalle tv mentre pregava in lacrime alla messa del Venerdi’ santo chiedendo a Dio di poter guarire.
Risale all’11 maggio 2006 l’incontro con Ratzinger, oggi papa emerito: ben 35 minuti di colloquio a tu per tu, davvero un lungo colloquio secondo i tempi vaticani, anche se nel comunicato diffuso non faceva capolino l’aggettivo ‘cordiale’. Mancanza non casuale, visto che il testo della dichiarazione era stato visto e rivisto dai vertici della Segreteria di Stato. Cosi’ se l’udienza papale richiesta dal presidente venezuelano aveva lo scopo di ‘voltare pagina’, sul tappeto restavano in realtà da risolvere tutti i nodi che da tempo arrecavano sofferenza a Benedetto XVI: dalla minaccia alla liberta’ nella nomina dei vescovi, al rischio che venisse stravolta l’identita’ dell’Universita’ cattolica Santa Rosa da Lima, alla sordina spesso imposta ai media diocesani, al progetto di riforma in cui non avrebbe trovato piú posto l’insegnamento della religione.
Papa Ratzinger, pur cortese con il carismatico ospite latino-americano, aveva voluto mettere nero su bianco le sue richieste a Chavez compresa quella di mantenere nei programmi ‘come punto basilare’ la protezione della vita sin dal suo inizio. E la risposta non si era rivelata alla fine conciliante.
Nel 2010 il presidente del Venezuela aveva ordinato al suo ministro degli esteri di riesaminare persino il concordato in vigore dagli anni ’60 tra Caracas e la Santa Sede per verificare eventuali ‘privilegi’ concessi alla Chiesa cattolica nei confronti di altre religioni. Ma poi, nel marzo del 2012, il ‘comandante’ era tornato all’Avana per sottoporsi a un nuovo ciclo di radioterapia proprio nei giorni in cui papa Benedetto XVI era in visita nell’isola. Anche se dal Vaticano era stato subito precisato che non era stata fatta nessuna richiesta di colloquio. ‘Vado all’Avana per continuare a lavorare, pero’ soprattutto per il recupero pieno della mia salute. Chiedo a Dio e alla Vergine della Valle e del Carmen che tutto vada bene’ aveva detto il ‘caudillo’ di Caracas imbarcandosi per Cuba.
Un tono in parte nuovo, quasi mistico, riproposto fino al suo ultimo messaggio su twitter, datato 18 febbraio 2013, in cui egli affermava d’essere ‘ancora aggrappato a Cristo, confidando in medici e infermieri’. E adesso la morte del presidente venezuelano trova eco anche nelle congregazioni dei cardinali riuniti in preparazione del Conclave a Roma: dove il card. Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, non manchera’ di celebrare una ‘messa solenne’ in memoria di Chavez..
































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