Non si fa altro che parlare di bullismo, termine forse un po’ toppo generico, che però comprende qualunque tipo di prepotenza fisica, verbale o strisciante nel web nei confronti del più debole e indifeso. Ecco, è proprio questo il punto, “il più debole”, ma perché deve essere così fragile e inerme? E se lo è, perché raramente chiede aiuto, infilandosi in un imbuto che troppo spesso sfocia in orribili notizie di cronaca nera? Ci sono un po’ troppi ragazzini che addirittura tentano il suicidio perché da tempo sono vittime silenziose di bulli/aguzzini; forse però non sono solo i “prepotenti” di turno che dovrebbero ricevere una lezione o imparare ad avere un equilibrio nel modo di porsi e di vivere nel mondo, ma anche quelli che si cuciono addosso l’abito della vittima.
Nel biennio 2013-2014, Telefono Azzurro ha dovuto fare fronte a un totale di 3.333 consulenze su problematiche inerenti la salute e la tutela di bambini e adolescenti, e da allora il fenomeno è cresciuto molto. Il 34,7% dei ragazzi ammette di aver assistito o di essere stato vittima di episodi di bullismo, ma in tutta franchezza, secondo me la vita dei ragazzi in età scolare non può e non deve essere una statistica.
Fare minacce, far girare delle voci, cyber bullismo, assalti fisici o verbali o adoperarsi per escludere una persona da un’attività o un gruppo è facile, perché c’è chi non ha educato a monte, e chi lascia fare. È un argomento che ha suscitato l’interesse di molti a livello nazionale ed europeo in quanto gli adulti sembrano finalmente avere compreso che si tratta di un fenomeno con il quale non si deve imparare a convivere, perché è un problema che può arrecare un danno serio al benessere psicofisico degli studenti, lacerando personalità e rapporti.
Una volta che persecutori e vittime si sono insediati nel loro ruolo, non è facile uscirne, tuttavia è possibile, anzi si deve rigettare il ruolo di “agnello sacrificale”, anzi si deve assolutamente buttare via quel ruolo. È molto frequente invece che molti ragazzini continuino a recitare la stessa parte all’infinito o fino alla tragedia, o addirittura fino a che per motivi fisiologici le strade non si dividano. La vittima apparentemente non fa nulla per provocare l’aggressore che invece la ricerca attivamente, proprio perché è tale e si mostra tale.
Naturalmente, per banale che sia, è ovvio che sul banco degli imputati vanno immediatamente i genitori di figli viziati e con un intollerabile delirio d’onnipotenza, che girano per le scuole vandalizzandole o per le città picchiando un barbone o un ragazzino con un qualunque pretesto. Mandarli dallo psicologo per me è sciocco, infliggergli una severa lezione, come farli lavorare per ripristinare tutto mi pare il minimo. Poi, far cambiare scuola al figlio perseguitato può essere una soluzione, tuttavia è anche una fuga, e una silenziosa sconfitta.
Non è possibile affrontare la vita, fin da ragazzini, coprendosi la testa per parare pugni e calci, forse invece, rialzare la testa, raddrizzare la schiena e far vedere i pugni all’aggressore può essere l’inizio della risalita.
Troppi studenti e studentesse si rifugiano nel pianto, nell’angoscia, chiudendosi nella loro stanza e sfogandosi scrivendo fiumi di frasi grondanti dolore e propositi suicidi e ciò è ingiusto, oltre che autolesionista.
Ebbene, tutte le agenzie educative possono fare molto per sensibilizzare, ma non basta, poiché come dice il detto “chi si fa pecora, arriva il lupo e se lo mangia”. A quanto pare sono stati sbranati fin troppi agnelli e qualche calcio e schiaffo va restituito. Naturalmente non si deve promuovere la violenza, ma chi è attaccato e aggredito, ha il sacrosanto diritto di reagire e difendersi, altrimenti la catena non si spezzerà mai e i bulli avranno sempre partita vinta.
E’ necessario insegnare a chi piange per insulti e derisioni che può e deve reagire. E’ fondamentale che a uno schiaffo non si porga all’infinito l’altra guancia, ma che si restituisca e non è detto che da una zuffa tra ragazzini, non possa anche nascere un’amicizia. Nutrire l’autostima di chi è fragile è necessario affinché trovi la forza che ha in sé, un’energia che spesso molti non sanno nemmeno di avere.
































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