Cresce l’ottimismo a Bruxelles per un accordo al Consiglio europeo della prossima settimana sul bilancio pluriennale 2014-20, seconda puntata dopo il fallimento del summit di novembre scorso. Ma secondo diverse fonti qualificate, resta tra gli ostacoli principali da superare il ‘nodo’ Italia, preoccupata per il suo saldo finale. E si parla di nuovi tagli per 20 miliardi, ma non sulla Pac ne’ sui fondi di coesione. Al moderato ottimismo per la possibilita’ di un accordo tra governi, si contrappone pero’ la preoccupazione per la posizione dell’Europarlamento che dovra’ successivamente approvare a sua volta il bilancio. La settimana scorsa il presidente, Martin Schulz, ha avvertito che ‘piu’ la cifra finale si allontanera’ dalla proposta della Commissione (1091,55 miliardi, ndr) piu’ e’ alta la possibilita’ di un no del Parlamento’.
Secondo le fonti pero’ ‘tra istituzioni e governi molti pensano che sia fattibile trovare un consenso’ su una proposta che prevederebbe un taglio di 15-20 miliardi rispetto ai 1008,81 miliardi della bozza Van Rompuy di due mese e mezzo fa (971,92 mld nel cosiddetto Quadro Finanziario pluriennale e circa 36 per i fondi collaterali, tra qui quello per la Globalizzazione e quello di Sviluppo).
Se a novembre era stata Londra a bloccare ogni possibile compromesso (trovando il sostegno di Germania e degli altri ‘falchi’ come Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia) secondo le fonti ora che David Cameron ha fatto il suo discorso sull’Europa, sara’ accontentato con alcuni tagli alle spese amministrative raccolte nel cosiddetto Capitolo 5.
Nello schema attualmente in circolazione altre sforbiciate sono previste ai fondi collaterali, agli aiuti internazionali e al servizio diplomatico esterno, nonche’ ai fondi per la Connecting Europe facility e ai progetti su larga scala. Ma non ci sarebbero ritocchi ai fondi strutturali e alla Pac.
L’Italia pero’, come indicato dal premier Monti, potrebbe non dare il suo accordo e bloccare tutto se il saldo finale non sara’ accettabile per il nostro paese che all’estero viene a volte indicato come ‘paese debitore’ ma invece e’ il terzo contributore netto dell’Unione. E, come sottolineato dal professore, e’ stato di fatto addirittura il secondo contributore nel caso degli aiuti della Grecia, visto il ritorno che le banche di Francia e Germania hanno avuto rispetto a quelle italiane in quel salvataggio.
Uno degli snodi per il nostro paese e’ la distribuzione del peso degli ‘sconti’ di cui godono, oltre a quello storico e legalmente intoccabile della Gran Bretagna, anche Germania, Olanda, Austria, Danimarca e Svezia. Punti chiave per l’Italia pero’ sono: i fondi agricoli ed il criterio di loro distribuzione; la quota di fondi regionali, che nello schema attuale potrebbe ridursi se non si tiene in conto del fatto che il cosiddetto indice di prosperita’ – sulla base del quale vengono calcolati i contributi alle Regioni per la Coesione – in Italia e’ in calo.
































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