Partito il conto alla rovescia in vista della decisione della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama che dovra’ valutare la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Cresce la tensione tra Pd e Pdl, sempre piu’ radicalizzati nelle proprie posizioni. Il nodo del contendere e’ divenuto la tempistica della decisione della Giunta: lunedi’ 9 settembre e’ atteso l’intervento del senatore del Pdl Andrea Augello, relatore del provvedimento sull’incandidabilita’. La carta che il parlamentare di centrodestra giochera’ sara’ quasi certamente quella di avere risposte sui dubbi giuridici esposti dallo stesso Cavaliere nella lettera inviata alla giunta con i pareri ‘pro veritate’ dei giuristi. Insomma, si tratterebbe di chiedere un parere alla Consulta. Ma qui le strade tra i due alleati di governo divergono. Il Pd (con il sostengo di Sel e M5S) vuole il voto sulla decadenza in tempi brevissimi; il Pdl punta invece ad un rinvio.
Il centrodestra chiede che la Giunta del Senato si rivolga alla Consulta per fugare ogni dubbio sulla costituzionalita’ della retroattivita’ della legge Severino. Il Partito Democratico, di contro, ritiene chiara la norma che rende scontata oltre che inevitabile la decadenza del Cavaliere. Nel centrosinistra soltanto i socialisti aprono ad una richiesta di chiarimenti alla Consulta purche’ non sia un espediente per "guadagnare mesi". "La strada maestra e’ affidarsi ad una interpretazione autentica della norma. Il potere legislativo puo’ farlo in pochissimo tempo per evitare tattiche dilatorie utili solo a Berlusconi", affermano Riccardo Nencini, Marco Di Lello e Enrico Buemi, quest’ultimo membro della Giunta per le immunita’ al Senato.
Anche al centro c’e’ chi non esclude il ricorso alla Corte Costituzionale ma, per voce di Pier Ferdinando Casini, arriva anche un invito a Silvio Berlusconi affinche’ si dimetta. "La giunta non e’ una caserma: voto di coscienza", afferma il leader dell’Udc con un tweet criticando l’invito a votare compatti da parte del Pd. "Approfondire non guasta ma Silvio Berlusconi dovrebbe dimettersi", aggiunge Casini. Secondo il Pdl un chiarimento da parte della Consulta e’ necessario in quanto il procedimento che ha portato alla condanna di Berlusconi e’ precedente all’entrata in vigore della legge Severino. Si tratta di una interpretazione tecnico-giuridica. Il ministro Beatrice Lorenzin sottolinea pero’ che ormai "e’ una questione piu’ politica che giuridica".
Nel Pd e’ ancora aperto il dibattito dopo le parole di Luciano Violante che invitava a garantire il diritto di difesa di Berlusconi. Posizione che e’ costata all’ex presidente della Camera non poche critiche all’interno del suo partito. A difesa di Violante interviene Franco Marini: ”La posizione di Luciano Violante e’ corretta ed utile – spiega l’ex presidente del Senato – Non ci debbono essere dubbi di sorta sulla correttezza della Giunta. Percio’ il lavoro va fatto con la massima serieta’. Il merito della decisione compete pienamente alla Giunta i cui componenti operano, ovviamente, senza vincoli di mandato". Di netta chiusura, invece, le dichiarazione di un altro esponente del Pd, Francesco Laforgia: "Il 9 settembre la giunta del Senato deve aprire e chiudere la pratica Berlusconi, mettendo fine al tormentone dell’estate. Quello e’ il luogo della decisione. Il Pd non puo’ permettersi un rinvio. Chiudiamo questa pagina triste per il paese e occupiamoci delle questioni reali con cui i cittadini sono alle prese ogni giorno". Parole che danno la stura alla reazione del Pdl. "Il Pd sta sfruttando la coincidenza della personale campagna per il controllo del partito con la riunione della Giunta – afferma Deborah Bergamini – Continuano a parlare a nuora perche’ suocera intenda, disquisendo su Silvio Berlusconi mentre in realta’ si lanciano messaggi di sfida tutti interni alle loro mille correnti. Questa e’ la tanto sbandierata responsabilita’ del Pd per il futuro del Paese e della democrazia".
































Discussione su questo articolo