Venissero in Piazza le toghe, a Roma il 23 marzo, a prenderci. Vengano nelle dieci milioni di case che han barrato PdL alle Politiche. Ci deportino e ci giudichino incapaci di intendere e di volere. Quest’ultimo barbaro assalto giudiziario a Silvio Berlusconi è l’epilogo triste della più proficua, prolifera, e felice storia degli ultimi vent’anni. Quella che ha visto protagonista il sogno liberale incarnato dall’imprenditore di Arcore. Oggi non stanno ammanettando un uomo, e neanche un leader. Vogliono imbavagliare l’unico baluardo del dissenso, la libertà di opporsi ad un disegno pseudo democratico già confezionato. Le toghe ancora una volta interferiscono pesantemente nei processi storici e governativi portando il Cavaliere fuori “dall’asse costituzionale”. Con quale diritto, l’Ilda di turno, s’arroga il diritto di privare il Paese di una voce robusta, importante, tessuta dal consenso popolare, nelle trattative per decidere le sorti del nostro futuro nella più delicata delle parentesi repubblicane? Chi senza vergogna può disporre una visita fiscale all’onorevole Silvio Berlusconi ricoverato al San Raffaele? Delegittimando non solo l’autorevolezza clinica del plesso, ma anche la buona fede di un personaggio che più pubblico non si può, e non del Mario Rossi qualunque impiegato alle poste (con tutto il rispetto dovuto) assenteista.
Velleitari burocrati del diritto, insipienti discettatori di paternali e moralismi vedrebbero bene Berlusconi alla graticola, dietro le sbarre, figlio prediletto della gogna mediatica.
Permettetemi d’essere disgustato. Disgustato dall’attacco giudiziario e patrimoniale, dalla dolosa condotta volta ad esautorare il potere economico e la dignità dell’uomo, e non a combattere civilmente e lealmente un comune avversario politico. La procura si difende: “Facciamo solo il nostro lavoro” e sono d’accordo; allora, permetteteci di fare il nostro. Permetteteci di partecipare alla vita pubblica italiana in modo sano, senza remore, senza vendette, senza pregiudizi. Non abbiamo preso il “patentino morale” di Berlinguer forse, però, ve lo assicuro, abbiamo anche noi una legittimità.
Twitter @andrewlorusso
































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