Sono passati 20 anni dalla prima vittoria di Silvio Berlusconi, quella delle elezioni del 27 e 28 marzo del 1994. Venti anni in cui l’ormai ex Cavaliere di Arcore ha conosciuto i trionfi elettorali ma anche le sconfitte politiche e infine le condanne giudiziarie, segnando la storia del paese piu’ di qualunque altro leader di partito. Tutto era cominciato con una videocassetta inviata ai tg il 26 gennaio di quello stesso anno. Conteneva il discorso della "discesa in campo", che cominciava con la fatidica frase "l’Italia e’ il paese che amo" e proseguiva con l’annuncio della nascita di Forza Italia e della volonta’ di Berlusconi di candidarsi alla guida del paese. Dopo appena due mesi da quel discorso, Berlusconi batteva nettamente la "gioiosa macchina da guerra" messa in piedi dal postcomunista Achille Occhetto e raggiungeva il suo obiettivo. Il centrodestra aveva ottenuto il 37 per cento dei voti, sufficienti con la nuova legge elettorale (il Mattarellum, al suo esordio in quell’occasione) a ottenere una salda maggioranza alla Camera, mentre al Senato per far quadrare i conti bisogno’ coinvolgere anche qualche senatore a vita.
In questi 20 anni l’Italia che ha creduto alle ricette e alle promesse di Berlusconi, dal milione di posti di lavoro del 94 alla restituzione dell’Ici del 2012, dall’abbassamento delle tasse alla lotta alle rendite di posizione, gli ha affidato tre volte la guida del paese, compito che egli ha svolto facendo lo slalom tra le sue vicende giudiziarie e le bizze degli alleati, che si sono subito rivelati meno disciplinati di quanto previsto.
A Berlusconi l’Italia deve una trasformazione del sistema politico senza precedenti. C’e’ un prima e un dopo Berlusconi nella politica italiana, sia nella dialettica tra le forze politiche, che hanno dovuto imparare in fretta l’abc del bipolarismo,sia nella costruzione emotiva della comunicazione politica: dopo Berlusconi i partiti vecchi e nuovi hanno imparato che il leader deve imporsi non solo nelle aule parlamentari ma anche e soprattutto negli studi televisivi. Ma soprattutto Berlusconi si e’ imposto come il leader indiscusso dell’Italia allergica alla sinistra, l’Italia che un tempo votava per la dc o per gli altri partiti moderati e che diffidava dei comunisti e dei loro eredi.
Per riuscire nell’impresa Berlusconi ha mandato in soffitta i tabu’ dell’immobilismo della prima repubblica, sdoganando i post-missini di Fini e i leghisti di Bossi, quando i primi erano visti ancora come impresentabili neofascisti e i secondi come rozzi valligiani che agitavano il cappio in aula contro i politici corrotti. Con mossa astuta Berlusconi alle elezioni del 94 si presento’ con due alleanze distinte, in modo da non mettere insieme i due nuovi e ancora non compatibili alleati: al nord il polo delle liberta’, con la Lega, nelle altre regioni il polo del buon governo, con Fini. Fu una mossa vincente. Arrivato al governo sull’onda della vittoria del marzo 94, il Cavaliere scopri’ subito che la baldanza e la tracotanza (quella che fece dire a Cesare Previti "non faremo prigionieri") non era sufficiente a dominare i nemici esterni e interni. L’avviso di garanzia ricevuto a Napoli all’apertura del G7, al quale si era presentato con Veronica ancora nella parte di moglie innamorata, gela il suo soggiorno a Palazzo Chigi, che viene presto archiviato dal "ribaltone" al quale si presto’ Umberto Bossi. Ma Berlusconi impara presto a muoversi con destrezza nei meandri della politica e a non farsi mettere all’angolo anche durante i periodi avversi. Nella legislatura successiva , costretto all’opposizione, dice si’ all’offerta di D’Alema della bicamerale e stipula il "patto della crostata" a casa di Gianni Letta, un disarmo bilaterale che in quel momento poteva far comodo. Ormai si parla di "ventennio berlusconiano", ma Berlusconi non ha governato per 20 anni di fila. E entrato a palazzo chigi a piu’ riprese, totalizzando un totale di quasi dieci anni da premier permanenza (per l’esattezza 3292 giorni).
Solo una volta il Cavaliere e’ riuscito a restare cinque anni di fila a Palazzo Chigi (2001-2006). Quei cinque anni sono ricordati soprattutto dalle numerose leggi ad personam che vennero approvate dalla maggioranza di Berlusconi per risolvere i crescenti guai giudiziari del Cavaliere : legge Cirami, legge Pecorella, legge Cirielli, lodo Schifani, lodo Alfano… Il Cavaliere si sentiva sotto assedio e i suoi avvocati-parlamentari correvano ai ripari scrivendo e riscrivendo le regole del gioco. E’ li’ che nasce il mito negativo del "Caimano". Forse furono anche questi eccessi ad alienargli le simpatia di una parte del suo elettorato nel 2006, l’anno in cui le urne premiarono (ma solo di strettissima misura) il centrosinistra di Prodi. Ancora una lezione per la sinistra: mai pensare che il Cavaliere sia tipo da aspettare pazientemente il suo turno quando i numeri della maggioranza sono esigui come quella volta.
L’anniversario dei venti anni dalla vittoria elettorale del 94 non poteva cadere in un momento piu’ complicato. Berlusconi deve fronteggiare il declino del suo partito,cominciato con le tribolazioni del 2011, quando fu costretto a lasciare il campo a Mario Monti dopo aver preso atto della sfiducia europea verso il suo governo. E’ vero che alle elezioni del 2012 Berlusconi per poco non riacciuffa il Pd di Bersani, ma le mazzate arrivate in seguito (condanna in via definitiva al processo Mediaset e perdita del seggio al Senato) sono due colpi che hanno lasciato il segno e che oggi condizionano la sorte di Forza Italia. Gli ultimi mesi hanno visto Berlusconi uscire dal governo di larghe intese dopo il voto sulla decadenza da senatore e poi tornare in pista con l’accordo con Matteo Renzi sulle riforme. A venti anni dal primo successo elettorale, le prossime europee diranno se ha solo un passato da rimpiangere o anche un futuro da progettare.
































Discussione su questo articolo