Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero, attacca Matteo Renzi dalla prima pagina del suo giornale: “Da un uomo solo al comando siamo passati a un uomo confuso al comando”, scrive Belpietro, che continua: “Difficile non avere questa impressione, dopo aver letto il colloquio che il presidente del Consiglio ha avuto l’altro giorno con Massimo Garamellini della Stampa. Di fronte alla sconfitta elettorale di domenica, Matteo Renzi reagisce come un dissociato, parlando di Renzi 1 e Renzi 2, quasi come se a palazzo Chigi ci fossero un dottor Jekyll e un mister Hyde. Uno applaudito e amato e un altro reso fiacco e bolso a causa delle troppe mediazioni”.
Scrive ancora il giornalista: “Ma oltre questa specie di disturbo bipolare, ciò che colpisce è il netto rifiuto di ogni responsabilità nella sconfitta. Se il Pd ha perso la Liguria e alcune città chiave, non è certo a causa dell’appannamento della leadership del capo dell’esecutivo, ma semmai per l’assenza di carisma da parte dei candidati. In un colpo il presidente del Consiglio rottama Raffaella Paita, Alessandra Moretti, Matteo Bracciali… Non li ho scelti io, ha detto a Garamellini. Peccato che per Paita, Moretti, Bracciali, ecc, si sia speso come mai altri capi di governo hanno fatto, impegnandosi in prima persona durante la campagna elettorale e impegnando in prima persona i suoi ministri. Poche altre volte la sconfitta di un candidato è risultata così aderente a una sconfitta di un governo”.
Nel suo editoriale Maurizio Belpietro affronta anche la questione immigrazione. Su questo, commenta, “ogni giorno Renzi sbaglia passo. Prima sostenendo di avere in tasca un accordo con l’Europa per scaricare un po’ di clandestini sulle spalle dei vicini di casa, poi minacciando la concessione di visti temporanei per costringere Bruxelles a prendersi un po’ di extracomunitari. Parole al vento, visto che ieri è arrivata la doccia fredda del commissario Ue, il quale ha detto ciò che noi diciamo da un pezzo. L’Europa può anche accollarsi qualche profugo, ma la maggioranza delle persone sbarcate in Italia non è in fuga da un dittatore, semmai dalla miseria e nel Vecchio Continente intravede il bengodi. Risultato, siccome il bengodi se lo sono mangiato generazioni di politici incapaci e ingordi, più che spartire c’è da rispedire i nuovi venuti a casa loro. Se del caso, ha spiegato il commissario Ue, incarcerando i clandestini prima di rimetterli sul barcone che li ha portati”.
“Peccato che Renzi e compagni – osserva ancora il direttore di Libero – fino a ieri abbiano fatto il contrario, accogliendo chiunque si presentasse alle nostre porte. Anzi, di più, abolendo il reato di clandestinità. Per cui se prima chi si introduceva illegalmente non finiva dietro le sbarre solo perché i magistrati si rifiutavano di applicare la legge, dimenticando i fascicoli sulla scrivania, adesso non esiste una norma che consenta a polizia e carabinieri di fermare e trattenere il clandestino fino a quando non sia pronta la sua espulsione. Risultato: decine di migliaia di persone se ne vanno libere e indisturbate nel nostro Paese, a carico del servizio sanitario nazionale, a spese della collettività, e talvolta anche a danno del privato, che paga il buonismo sulla propria pelle, con quella che i sociologi liquidano come piccola criminalità”.
Conclusione? “A dire il vero non si sa se l’abolizione del reato di clandestinità sia colpa del Renzi 1 o del Renzi 2. L’unica cosa che si sa è che ogni giorno che passa il numero degli italiani che desiderano un Renzi 3 diminuisce a vista d’occhio”.
































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