Le Forze armate venezuelane sono «più preparate che mai» a difendere la sicurezza e l’integrità territoriale del Paese di fronte a quella che Caracas definisce una possibile aggressione degli Stati Uniti.
Lo ha affermato il presidente Nicolás Maduro nel messaggio di fine anno trasmesso dall’emittente internazionale Globovisión, ribadendo che l’esercito è pronto a garantire «pace e sicurezza».
Nel suo intervento Maduro si è rivolto anche ai venezuelani rientrati dall’estero, descrivendo un Paese «in pace e in armonia»: «Accogliamo a braccia aperte tutti i fratelli e le sorelle che erano emigrati. Molti sono già tornati per restare», ha dichiarato.
Sulla stessa linea la vicepresidente e ministra degli Idrocarburi, Delcy Rodríguez, che ha sostenuto come il Venezuela abbia risposto alle azioni statunitensi «con un dispiegamento logistico di tutti i settori produttivi per garantire l’approvvigionamento alimentare».
Rodríguez ha parlato di 158 mila tonnellate di cibo distribuite in diverse regioni del Paese, sottolineando che «di fronte all’aggressione degli Stati Uniti, la risposta deve essere l’unità produttiva».
Le dichiarazioni arrivano in un contesto di crescenti tensioni tra Caracas e Washington.
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno intensificato la pressione dispiegando ulteriori unità navali al largo delle coste venezuelane e ordinando il blocco e il sequestro di petroliere ritenute non autorizzate.
In questo quadro si inseriscono anche le parole del presidente statunitense Donald Trump, che in un’intervista radiofonica a New York ha annunciato la distruzione, la scorsa settimana, di «una grande struttura» nell’ambito della campagna contro il narcotraffico collegato al Venezuela, lasciando intendere un attacco statunitense contro un obiettivo terrestre nel Paese.
Funzionari Usa citati dal New York Times hanno confermato che si tratterebbe di un impianto legato al traffico di droga, senza però fornire ulteriori dettagli. Pentagono, Cia e Casa Bianca non hanno rilasciato commenti ufficiali e da parte del governo venezuelano non sono arrivate conferme.
Se confermata, si tratterebbe del primo attacco terrestre noto dall’inizio della campagna lanciata dall’amministrazione Trump contro il Venezuela, finora limitata ad operazioni navali contro imbarcazioni sospettate di trasportare stupefacenti nel Mar dei Caraibi. Secondo Washington, queste operazioni — avviate lo scorso settembre — rientrano nella lotta contro quelli che vengono definiti «narco-terroristi», una qualificazione su cui però diversi parlamentari ed esperti statunitensi sollevano dubbi giuridici.
Attraverso queste iniziative militari e di intelligence, l’amministrazione Trump ha progressivamente aumentato la pressione su Nicolás Maduro, accusato negli Stati Uniti di coinvolgimento nel narcotraffico, autorizzando anche operazioni segrete e annunciando una sorta di blocco marittimo volto a colpire le esportazioni petrolifere venezuelane.































