Appartengo alla generazione postbellica (anni cinquanta in verità!) e da quando ho conquistato il mio primo stipendio sono andata avanti aspettando che briciola dopo briciola le mie entrate mensili si rimpinguassero. Spesso inutilmente. Mia madre, insegnante come me, mi aveva trasmesso l’orgoglio della missione e dell’autorevolezza della cultura, in tempi in cui alle scuole superiori arrivavano in pochi. Mi portava gli esempi di Carducci e di Pascoli e mi raccomandava di sapere scegliere, tra l’avere e l’essere. Grazie a lei, alla sua vicinanza, alla sua dignità anche quando è rimasta sola con tre bambine, ho scelto l’essere. E non me ne sono mai pentita.
Sentire i professori di oggi lamentarsi da Santoro, da Formigli e dai soliti giornalisti avidi di sfascismo e di forconi, mi ha rattristato non poco. E’ vero che la classe docente non è retribuita come merita? Non e’ possibile che sia il numero sproporzionato al bisogno ad averne fatti trasformare molti in meri svogliati impiegati statali che aspettano solo il 27, le ferie e la pensione? Le problematiche della scuola sono tante, ma non sono e non possono diventare solo una questione di soldi ai docenti. Non è lo stipendio che qualifica un maestro di vita e di pensiero.
Puo’ un’insegnante definirsi "sfigata" come ho sentito in qualche trasmissione televisiva? Quando costei fa lezione in classe i ragazzi si incantano a sentirla o dormono sui banchi? Quando si presenta agli alunni è attenta al suo aspetto ordinato, sobrio e decoroso, o arriva in classe spettinata e sciatta? O addirittura mascherata da vamp?
E’ vero, sono diventata vecchia e i tempi cambiano, ma non tanto quanto si crede: gli alunni ci guardano e ci giudicano, ma chi ha la passione e la preparazione, chi sa parlare a ciascuno e non a un insieme astratto, non ha da temere ironia e derisione; e non può dirsi insoddisfatto del suo lavoro chi si misura coi giovani e progetta sui giovani; chi, quando studia il passato, getta le basi per entrare nel futuro. Quello del maestro è il mestiere più bello del mondo, ce lo ricorda il Maestro per antonomasia. Se non ne siamo convinti, scegliamo un’altra strada. Non è un ripiego la scuola.
































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