Sempre più toscani, soprattutto giovani, scelgono di lasciare l’Italia per costruire il proprio futuro all’estero. È il fenomeno dei “cervelli in fuga”, che raramente fanno ritorno nella terra d’origine e che oggi coinvolge in larga parte persone altamente qualificate.
Non si tratta più di emigrazione legata a bassi livelli di istruzione, ma di laureati e professionisti che cercano altrove opportunità di lavoro e di crescita. Un processo che, anno dopo anno, contribuisce allo svuotamento del Paese.
A fotografare la situazione è il Corriere Fiorentino, citando i dati del Rapporto della Fondazione Migrantes. Nel 2024 le partenze dalla Toscana verso l’estero erano state 5.500; nel 2025 sono salite a 7.400, con un aumento del 35%.
La Toscana si colloca così al decimo posto tra le regioni italiane per numero di residenti all’estero, ma sale al settimo per numero di partenze registrate nell’ultimo anno.
Emerge anche un identikit dell’emigrante toscano: la fascia d’età più rappresentata è quella tra i 35 e i 49 anni (23%), seguita dai giovani tra i 18 e i 34 anni (22%). Un dato che conferma come la scelta di partire sia motivata soprattutto dal lavoro. Non mancano, inoltre, gli adolescenti che optano per l’estero per proseguire gli studi.
A livello territoriale, la provincia più colpita è Lucca, dove il 16% della popolazione risulta iscritta all’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Seguono Livorno, Massa Carrara e Pisa.
Dietro questi numeri non ci sono solo statistiche, ma storie di talenti che il territorio non riesce più a trattenere.
L’aumento dell’emigrazione dalla Toscana – regione da sempre simbolo di cultura, innovazione e qualità della vita – è un segnale d’allarme che interpella istituzioni e società.
Investire su lavoro qualificato, ricerca e opportunità per i giovani non è più una scelta, ma una necessità. Perché un Paese che perde i suoi migliori figli rischia di impoverirsi non solo economicamente, ma anche nel suo futuro.































