"E’ tutta colpa mia". Nell’aula della Camera il deputato del Pdl Renato Farina ha preso la parola per confessare che, dietro lo pseudonimo di Dreyfus, si nasconde il suo nome in calce all’articolo per il quale il direttore del Giornale Alessandro Sallusti è stato condannato a 14 mesi di reclusione senza condizionale. L’ammissione "tardiva", come la definisce il sito del Giornale – e per giunta anticipata da Vittorio Feltri ieri sera a Porta a Porta – è accompagnata dalle scuse al giudice Cocilovo e la richiesta di grazia per il suo ex direttore: "Quel testo – ha affermato Farina – l’ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa". "Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato – ha aggiunto Farina – o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell’articolo, quel qualcuno sono io". Intanto, dopo la manifestazione unanime di solidarietà espressa ieri sera in aula dai gruppi parlamentar nei confronti del direttore del Giornale, Fabrizio Cicchitto ha affermato: "Visto che nel dibattito di ieri sera alla Camera tutti i rappresentanti dei gruppi si sono espressi per una modifica della legge riguardante la diffamazione e i reati a mezzo stampa, ricerchiamo una via di soluzione in tempi assai ristretti del caso Sallusti in sede legislativa di Commissione Giustizia".
"Nella serata di ieri – ha aggiunto Cicchitto – ci siamo anche messi in contatto con il ministro Severino e con altre autorità di governo per esaminare la possibilità di un decreto". Questa mattina Sallusti, atteso come imputato in un’udienza preliminare per un’altra causa per diffamazione ai danni di un magistrato, dopo aver confermato sulle colonne del Giornale di non voler chiedere né misure alternative al carcere né la concessione della grazia da parte del Capo dello Stato, è intervenuto in un video-messaggio per i lettori, pubblicato sul sito del Giornale: "La cosa che mi addolora di più non è la prospettiva del carcere ma il dover lasciare la direzione di questo giornale – afferma – Lo faccio come atto di rispetto nei vostri confronti, che avete diritto di leggere un giornale guidato da una persona libera, sia fisicamente, sia intellettualmente, e non sotto scopa di magistrati che da un momento all’altro potrebbero sbatterla in galera".
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