E alla fine lo hanno condannato. Hanno condannato il collega Sallusti a 14 mesi di carcere. La nostra non e’ una malintesa solidarietà professionale da manifestare a un collega come un obbligo di categoria, o una difesa d’ufficio. La vicenda tocca un nervo scoperto del rapporto fra giustizia e informazione, coinvolgendo tutti noi cittadini di questa Repubblica. Perche’ la cosiddetta “responsabilità oggettiva” di un direttore rappresenta un’aberrazione giuridica che non può appartenere alla civiltà del Diritto. In un Paese democratico non è ammissibile che nel caso di un reato d’opinione, cioè di un reato che si realizza attraverso la manifestazione di una tesi o di un giudizio, si arrivi a sanzionare tali comportamenti addirittura con il carcere. C’è un’evidente sproporzione tra l’offesa e la difesa, tra il danno prodotto da un’azione diffamatoria e la privazione ancorché temporanea della libertà personale. Rispetto al principio fondamentale per cui la responsabilità penale è necessariamente personale, appare già di per sé mostruoso l’istituto della responsabilità oggettiva che incombe sul direttore di un giornale, per tutto ciò che viene scritto e pubblicato, anche indipendentemente dalla sua impossibilità fisica o materiale di controllarne il contenuto.
La legge vigente è punitiva e assurda. Lo stanno scoprendo tutti, ora. Anche coloro i quali sono dalla fazione opposta a quella del direttore del Giornale. E tutti concordano che si tratta di una disposizione di legge ipocrita che ha il solo significato della intimidazione preventiva. Ma è una presunzione giuridica ormai inaccettabile, un automatismo intimidatorio e vessatorio, che configura una forma indiretta di censura preventiva. E rappresenta perciò una grave limitazione – questa sì, davvero oggettiva – alla libertà di stampa. E basta con questa minaccia perenne e generica sulla testa dei direttori, scrivevamo ieri… Ma dalle minacce si e’ passati ai fatti. Sallusti dovra’, secondo quanto stabilito dalla Cassazione, scontare 14 mesi in galera. Ci pensate? Truffatori, politici corrotti, personaggi che hanno rubato e continuano a rubare allo Stato, e quindi a noi, sono in liberta’, e continuano ad andare in giro, inpuniti… E Sallusti, reo di “non aver controllato” finisce in galera. Anche perche’, come accade nel 99% dei casi il giudice non fa mai indagini per appurare chi ha materialmente scritto il pezzo o i pezzi incriminati. Come invece prevede la legge. Non solo… Non si ascoltano nemmeno i direttori "inquisiti"…Si va direttamente alla sentenza…. Ignorando o facendo finta di ignorare anche le sentenze della Corte Europea. Ma le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo prevalgono sull’ordinamento interno e i giudici italiani hanno l’obbligo vincolante di attenervisi. Strasburgo afferma che i giornalisti non possono essere condannati al carcere; si tratterebbe quindi di una violazione del diritto dei cittadini ad essere informati. Se esistesse, effettivamente, la possibilità di finire in carcere, nessun giornalista lavorerebbe più. Se i giudici non sono convinti di questo, possono sollevare una questione di fronte alla Corte costituzionale. Perche’ non l’hanno mai fatto? Eppure dal primo dicembre 2009 la Carta dei diritti fondamentali della Ue e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) sono entrati a far parte della Costituzione europea (Trattato di Lisbona); significa, quindi, che i giudici possono applicarla direttamente. Ma allora perche’ non lo hanno fatto? Perche’ non si attengono a quanto disposto dalla Corte Europea? E’una situazione paradossale.
La stessa Corte costituzionale italiana, nella sentenza 39 del 2008, in riferimento alle sentenze 348 e 349 del 2007 della medesima Corte, ha sancito che i giudici non possano ignorare le sentenze di Strasburgo. Si afferma, in particolare, che «le norme della Cedu devono essere considerate come interposte e che la loro peculiarità, nell’ambito di siffatta categoria, consiste nella soggezione all’interpretazione della Corte di Strasburgo, alla quale gli Stati contraenti, salvo l’eventuale scrutinio di costituzionalità, sono vincolati ad uniformarsi (…). Gli Stati contraenti sono vincolati ad uniformarsi alle interpretazioni che la Corte di Strasburgo dà delle norme della Cedu». La condanna di Sallusti è nulla. Si’, e’ nulla perche’ una legge ritenuta sbagliata dalla Corte di Strasburgo non può rimanere nell’ordinamento italiano. Perche’ come Sallusti tanti e tanti direttori sono stati inviati al carcere da giudici troppo solerti convinti di interpretare il ruolo di elaborare ipotetiche regole di buon giornalismo con pretese dal vago sapore moralistico. Nel nostro sciagurato Paese, collocato non a caso agli ultimi posti nelle graduatorie mondiali della libertà d’informazione, sono già troppi i vincoli e i condizionamenti che gravano sulla stampa. Non c’è bisogno di mandare in galera i giornalisti per difendere l’onore e la reputazione di nessuno.
Dal Direttore del Giornale ci separano anni luce, ma qui non si tratta di sottolineare le pur aspre divergenze e nemmeno, ripetiamo, soltanto di solidarietà. Qui si prova un senso di ribellione poiché non esiste che in un Paese maturo i giornalisti finiscano dietro le sbarre per quello che scrivono…. E per questo, per protestare anche noi, civilmente, come ha disposto la Fnsi usciamo in prima pagina con mezza pagina bianca…aspettando che i politici, anche coloro i quali hanno voluto questa aberrazione giuridica, mettano fine a questa vergogna e cambino la legge che ha provocato questo orrendo verdetto. Bastano venti minuti, in ciascuna delle Camere, per cancellare dal codice penale norme liberticide.
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