I parlamentari dicono “no!” alla chiusura degli Sportelli consolari e degli IIC, mentre il MAE continua a opporsi senza mostrare una fattiva volontà di confronto. I parlamentari dimostrano che con le chiusure degli sportelli consolari non si ottengono risparmi e il viceministro Dassù dice che, risparmio o non risparmio, poco importa perché “qua parliamo di una visione di politica estera”. Ma “chi ha delle visioni – si legge in una nota del sindacato CONFSAL UNSA Coordinamento Esteri – dovrebbe consultare il medico!”.
“I bisogni degli italiani all’estero non lasciano spazio ai sogni. Giovedì 16 gennaio, quando la Viceministra degli Esteri è tornata a riferire sulla Rete consolare di fronte alle Commissione Esteri di Camera e Senato, si è assistito nuovamente alla proiezione del film, peraltro già visto, ‘il discreto charme della burocrazia’. Quando la Senatrice Mussini (M5S) ha inchiodato la Dassù affermando che ‘da agosto chiediamo dei dati che ancora non ci sono stati forniti’, la Viceministra è andata oltre senza nemmeno arrossire, anzi incalzando con eclatanti contraddizioni. Ha, infatti, affermato che ‘offriremo servizi consolari adeguati, attraverso misure compensative’. Gli sportelli consolari sono già oggi le misure compensative! Essi sono stati concepiti – si legge ancora nel comunicato – proprio per compensare chiusure di consolati già avvenute! E mentre la spaccatura tra i Sindacati confederali e le forze sociali italiane all’estero diventa sempre più evidente, la CONFSAL UNSA ESTERI ricorda che la Commissione Spending Review richiama alla revisione della spesa senza tuttavia intaccare i servizi ai connazionali. Questa è la vera sfida – conclude la nota Confsal Unsa -, cui la Farnesina non può e non deve sottrarsi rispetto ai 6 milioni di cittadini italiani attualmente residenti oltre confine, che chiedono servizi istituzionali che nessun paese può loro garantire!”.
































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