Silvio Berlusconi è pronto a tornare al voto prima possibile: “dovremmo chiedere al più presto le elezioni per vincere". Il Cavaliere, ai parlamentari del PdL riuniti a Montecitorio, spiega: "Non credo che dovremmo andare verso soluzioni immediate, ma dobbiamo riflettere. Dobbiamo trovare la migliore soluzione per arrivare alle elezioni. Lascio ai ministri e a voi, deputati e senatori, la decisione". Dai posti in aula si e’ levata piu’ di qualche voce a dire "No Silvio, tocca a te". Poi, tanti applausi, a chiudere il discorso di Berlusconi, dopo il quale ha iniziato a parlare Angelino Alfano. E il segretario azzurro, prendendo la parola, come prima cosa ha assicurato: “Siamo tutti pronti a dimetterci”.
Berlusconi al suo arrivo a Montecitorio non ha rilasciato dichiarazioni. Dai parlamentari azzurri è stato accolto con un lungo applauso e una standing ovation. Lui ha ringraziato per l’affetto, e poi ha iniziato il suo intervento: “Giustizia? La giustizia in Italia e’ una parola abusata". In tutti questi anni, ha detto, “sulla mia persona e’ stato gettato addosso solo fango, nefandezze senza alcun fondamento”. Il Cavaliere, spiegano alcuni dei presenti, avrebbe tracciato il percorso delle inchieste a suo carico, ribadendo che sono tutte fondate sul nulla. Dunque, per l’ex premier, questa non si puo’ definire giustizia. "Da venti anni sono un ostacolo per la conquista del potere da parte della sinistra. La sinistra vuole rimuovere questo ostacolo: la sinistra vuole rimuovere Silvio Berlusconi". E ancora: "sono tantissimi i processi fatti in tutta Italia contro di me. Tutti condotti al grido di ‘Berlusconi adda muri’ (in dialetto, ndr)’. In Italia c’e’ un uso della giustizia contro di me". Insomma, Silvio torna a ribadire che parte della magistratura italiana nei suoi confronti ha portato avanti, negli anni, una "persecuzione giudiziaria", e ora le toghe rosse sono riuscite a condannarlo in maniera definitiva.
"Avevano pensato, con i fatti del 2012, per esempio con il tradimento di Fini, di averci allontanato dalla vittoria. Anche con una pressione del Colle, decidemmo di dare le dimissioni – racconta Silvio ai suoi, ripercorrendo alcune delle tappe della più recente storia politica italiana -, anche se avevamo ancora i numeri e una forte maggioranza al Senato. Dopodiche’, con l’appoggio al governo Monti e con il mio distacco dalla scena, dovemmo constatare che i sondaggi erano in fortissima discesa. Alfano, per questi motivi, mi costrinse quasi con durezza a scendere nuovamente in campo". Così, anziché fare il “padre nobile”, Berlusconi decise alla fine, dietro le pressioni del PdL, di tornare in prima linea. Ma adesso?
Ora “dobbiamo resistere" e "non possiamo sottrarci al dovere di una riforma vera di questa giustizia", sottolinea il Cavaliere. Che però, come detto, non vede l’ora di buttare giù Letta dalla torre e andare a elezioni. Il prima possibile.
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