E’ l’acronimo piu’ odiato d’Italia: l’Imu, l’Imposta municipale unificata che finanzia in parte i Comuni e si applica alle abitazioni, ai terreni agricoli ed agli edifici industriali, e’ vista dagli italiani, che quasi all’80 per cento posseggono almeno l’abitazione principale, come il simbolo dell’iniquita’ delle tasse ed e’ stata al centro del dibattito politico degli ultimi 10 anni.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si e’ impegnato ad abolirla per la prima casa in un’assemblea dei quadri del suo Partito democratico (Pd) tenuta all’Expo di Milano; Renzi ha anche promesso una vera e propria "rivoluzione fiscale copernicana" nei prossimi tre anni per un valore di 45 miliardi di euro.
Sul quotidiano francese "Le Monde" il corrispondente da Roma Philippe Ridet analizza i motivi che hanno spinto il premier Renzi, che e’ anche leader del principale partito della sinistra italiana, a scegliere di cavalcare un tema caro alla destra, e le possibilita’ di successo della sua proposta fiscale.
Secondo il giornalista francese, il giovane capo del governo dopo le delusioni delle recenti elezioni locali cerca di ritrovare lo spirito di quello che lui stesso ha definito "il Renzi 1", l’esecutivo riformatore rapido e sorprendente degli inizi che poi e’ stato sopraffatto dal "Renzi 2" piu’ attento agli equilibri della sua maggioranza e vittima della lentezza del Parlamento: la "rivoluzione fiscale", si chiede Philippe Ridet, sara’ capace di garantire questo ritorno agli inizi? La sua promessa ha incontrato l’ironia di Silvio Berlusconi ("C’e’ qualcuno che creda che possa mantenerla?"), il disprezzo del leader della Lega nord Matteo Salvini ("Siamo ai soliti annunci") e, finora, il silenzio del ministro delle Finanze Piercarlo Padoan.
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