Ci si può fermare in ‘Piazza Di Maggio’: ci sono delle panchine e c’è una grande statua in bronzo per ricordare uno dei più grandi giocatori di baseball di tutti i tempi. Siamo a Chicago, nella ‘Little Italy’ e ‘Piazza Di Maggio’ è uno dei luoghi più visitati perchè proprio di fronte c’è la ‘National Italian American Hall of Fame’, ospitata in un edificio ancora nuovo e se si guarda un po’ in alto, attraverso la grande vetrata del secondo piano si possono vedere alcune auto da corsa, che poi sono solo una minima parte di ciò che ospita questo museo dello sport italo-americano, creato a Chicago nel 1978.
All’inizio della sua storia si trovava in una zona suburbana della città, Elmhurts, poi il trasferimento ad Arlington Heights e infine nel 2000, la nuova sede, un palazzo che ospita la storia dello sport italo-americano: dalla macchina con la quale Mario Andretti vinse la ‘500 Miglia di Indianapolis’, all’ultimo cappotto indossato dal leggendario Vince Lombardi quando era sulla panchina dei Green Bay Packers. C’è poi l’oro olimpico di Matt Biondi e tutta una serie di preziosissimi pezzi da museo che sono appartenuti ai più grandi nomi dello sport mondiale, da Rocky Marciano allo stesso Joe Di Maggio, da Joe Montana a Dan Marino. Una serie infinita di ricordi che tracciano la storia vincente degli italo-americani nello sport, in tutte le discipline.
Dal calcio all’automobilismo, passando per le roccaforti dell’America ovviamente e cioè baseball e football.
La ‘Hall of Fame’ degli italo-americani è un museo che si può visitare dal lunedì al sabato e tanti sono i turisti, gli appassionati, che giorno dopo giorno attraversano quelle sale dove è possibile respirare un’aria davvero leggendaria. Ma negli ultimi anni, subito dopo il trasferimento nella nuova sede, la ‘Hall of Fame’ ha cominciato a dover fare i conti con una crisi finanziaria alla quale fino a oggi non è stato possibile dare una soluzione positiva. Ma ultimamente si è aperta una porta attraverso un uomo d’affari iraniano, Nasser Kazeminy, che avrebbe sul tavolo una opzione per acquistare il museo per 3 milioni di dollari, ma che nel frattempo avrebbe già acquistato tutti i pezzi storici in esso contenuti, compresa anche una monoposto di Mario Andretti e la prima cintura di campione del mondo di Rocky Marciano. Accanto a tutto ciò c’è una procedura portata avanti dalla città di Chicago, City Hall, che, dopo che la proprietà è stata pignorata nel 2010, ha cambiato alcune delle clausole che erano state stabilite al momento in cui era stato ceduto il terreno sul quale poi è stato edificato il palazzo che ospita il museo. Una di queste prevedeva che il museo dovesse rimanere in attività per almeno trent’anni. Non essendoci più questo obbligo ecco che i dubbi sul domani della ‘National Italian American Hall of Fame’ rimangono, come quando le difficoltà economiche sembravano senza una via d’uscita. A dare una speranza ci ha pensato Peter Strazzabosco, portavoce del Department of Housing and Economic Development della città di Chicago che si è occupata del caso. "Questa – ha spiegato – è una soluzione pratica che tiene il museo aperto e operante allontanando gli aspetti più scuri della questione". Parole che portano il barometro verso l’ottimismo, anche se finora non ci sono state conferme su quello che sarà il futuro del museo che non può andare perduto, ormai fa parte della cultura e della storia italoamericana.
Infatti dopo i presunti accordi di cessione alla società che fa capo all’imprenditore iraniano, non ci sono stati commenti e dichiarazioni da parte di George Randazzo, fondatore della ‘Hall of Fame’ e di Oscar D’Angelo col quale aveva reso possibile il trasferimento del museo nella sede attuale al 1431 W. Taylor Street. Nemmeno Jerry Colangelo, attuale direttore della nazionale USA di basket, nativo di Chicago, attivo ormai da decenni ai livelli più elevati dello sport USA, e grande sostenitore della ‘Hall of Fame’, non ha, almeno finora, rilasciato commenti. Un silenzio che alimenti i dubbi, anche se dall’altra parte c’è una certezza: un patrimonio simile non può essere dimenticato.
































Discussione su questo articolo