Dopo una “licenza natalizia” durata 14 giorni, i due marò italiani rientrano in India. Sono ripartiti per il Paese asiatico con un volo militare dall’aeroporto di Ciampino: i due fucilieri, accusati dell’uccisione di due pescatori lo scorso febbraio, hanno così dimostrato quanto vale la parola di un italiano.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano stati lasciati partire su versamento di una cauzione di oltre 800.000 euro dall’Alta Corte dello Stato del Kerala. Ora dovranno tornare a Kochi, dove sono agli arresti in regime di libertà vigilata.
Spontaneamente, i due marò si sono presentati, prima di partire, alla Procura di Roma, dove sono stati sentiti dai pm. Sul contenuto delle loro dichiarazioni vige pieno riserbo, mentre i pm romani hanno precisato che l’India non ha finora dato risposta alla rogatoria inoltrata per chiarire la posizione dei due fucilieri italiani.
"Ritorniamo in India rispettando la parola data, fiduciosi nella giustizia", hanno dichiarato i due militari italiani prima del decollo. Girone e Latorre sono accusati nello stato del Kerala di aver ucciso due pescatori indiani Valentine Jalastine e Ajesh Binki, scambiandoli per pirati.
LE REAZIONI Intanto non cessa il dibattito politico che ruota intorno al caso dei nostri marò. Una situazione assurda, che vede due militari italiani bloccati in un Paese straniero, solo perché stavano compiendo il loro dovere, a bordo di una nave italiana.
Margherita Boniver, deputato del PdL e Presidente del Comitato Schengen, commenta così il rientro dei marò in India: “L’Italia ha sempre limpidamente perseguito una decisione della magistratura indiana che riconosca, com’è ovvio e naturale, che sia la giurisdizione delle leggi italiane a giudicare i nostri militari impegnati in missioni di pace internazionali. Siamo certi che la Corte suprema indiana ci darà ragione e contemporaneamente dobbiamo fare in modo che simili penosi precedenti non avvengano mai più".
Giorgia Meloni, deputata di ‘Fratelli d’Italia-Centrodestra nazionale’, osserva: "La volontà di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, di dimostrare quanto vale la parola di un italiano, ci rende orgogliosi". Detto questo, “la giurisdizione del caso spetta all`Italia, perché il fatto è avvenuto su nave battente bandiera italiana in acque internazionali. E’ perciò inaccettabile che le nostre istituzioni non siano intervenute con determinazione e che non abbiano saputo o voluto rendere partecipe l’Unione europea e la Nato: Latorre e Girone devono essere processati in Patria e giudicati secondo il nostro ordinamento”. E’ evidente, per Meloni, “il totale fallimento del lavoro diplomatico del governo italiano".
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