In occasione della presentazione delle liste dei candidati per il rinnovo dei Comites si è auspicato da più parti un deciso cambio generazionale, esigenza avvertita con carattere prioritario. In altri termini, si è voluta auspicare una forma di “rottamazione” dei membri uscenti, e indicato una scelta che cadesse sui giovani. Ma quali sono i giovani su cui puntare per dare maggiore credibilità e funzionalità a questi organismi? Quale dovrebbe essere il loro profilo? Giovani della nuova o della vecchia emigrazione, e quali altri parametri?
Ancora: la credibilità e la funzionalità dei Comites passa solo attraverso le caratteristiche dei membri componenti o mediante una precisa loro collocazione all’interno di un strumento istituzionale i cui ambiti operativi e le loro finalità siano ben definiti e ben noti alla base?
Delle funzioni dei Comites sostanzialmente quasi nessuno ne è a conoscenza, e questo già si sapeva. Come si può pretendere adesso l’adesione della massa? Ci si chiede adesso quale sarà la percentuale dei partecipanti al voto? Perchè non ci si è chiesti finora in che percentuale la collettività abbia partecipato alla vita di questi organismi?
Essendo cambiate le norme per le elezioni, era evidente l’esigenza di una campagna informativa e capillare. Quindi nessuna sorpresa e nessuna meraviglia susciteranno i risultati elettorali, il cui esito appare più che scontato. C’è da chiudersi tuttavia chi avrebbe avuto interesse a che la gente partecipasse numerosa? Non certamente l’Italia, nè altri organismi sul territorio che dei Comites hanno già il monopolio.
I giochi comunque sono stati fatti: le liste sono già state compilate e presentate, le elezioni già indette, si aspetta di conoscerne i candidati e poi successivamente gli eletti. Saranno stati individuati e seguiti dei criteri specifici o si è fatta una semplice ammucchiata, inserendo nelle liste tutti coloro che hanno ritenuto di candidarsi?
Ormai tornare indietro non è più possibile. Ci consolerà l’auspicio che tutto possa migliorarsi, che tutto possa comunque trasformarsi e che tutto procederà nel senso positivo, ma mai nessuno ammetterà che un’altra opportunità è stata sciupata invano, mentre la giostra continuerà a girare.
Questa esigenza di rinnovamento avvertita a livello Comites, che tocca la qualità del grado di rappresentanza della collettività, investe e si esaurisce solo in ambito Comites o potrebbe e dovrebbe essere estesa ai nostri eletti all’estero, visto fra l’altro il ruolo che essi hanno svolto anche in questa circostanza? Possiamo parlare di “rottamazione”, per rispondere ad una esigenza di rinnovamento generale altrettanto avvertita, dei nostri eletti all’estero, che di questo mondo sono direttamente o indirettamente l’espressione? Il timore è che tuttavia nei prossimi anni tutto resti com’è e che il mondo dell’emigrazione non verrà mai ad esser rappresentato così come meriterebbe, anche per nostre scelte e responsabilità.
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