C’è una storia che comincia in Italia e continua negli Stati Uniti e porta il nome di Chris Gerardo. Nato a Lutrano, una frazione di Fontanelle in provincia di Treviso l’1 maggio 1923, il 19 luglio del 1947 sposò Elena, la sua compagna di tutta la vita e sui campi di bocce. È la storia anche della nascita della United States Bocce Federation, creata da Gerardo (scomparso nel 2003), il quale prima lasciò l’Italia per trasferirsi in Francia, poi attraversò l’Atlantico il 6 giugno del 1960 per arrivare in Colorado, a Pueblo, dove viveva la sorella. Poi una volta spostatosi a Denver, dove faceva il sarto, dietro al proprio laboratorio fece realizzare quattro campi da bocce, la sua grande e mai dimenticata passione. Gerardo poi creò la United States Bocce Federation della quale restò presidente fino al 1986. Una storia dell’amore che gli italiani hanno sempre avuto per le bocce, un gioco che ha una storia millenaria e che, al contrario di quanti potrebbero pensare, come dicono con orgoglio alcuni praticanti in California, "si può giocare dagli 8 ai 108 anni di età". Non è un gioco per anziani come spesso si è abituati a credere e se la sua popolarità è italiana e poi francese, adesso si gioca anche in Australia e in Sudamerica, ma non solo, come si può vedere dai partecipanti ai mondiali che si sono disputati in novembre in Argentina, a Bahia Blanca.
Anche negli Stati Uniti le bocce hanno il loro ‘zoccolo duro’, una passione che è legata a doppio filo alla grande emigrazione che portò milioni di persone dall’Italia agli USA a cominciare soprattutto dall’inizio del secolo scorso. E assieme al cibo italiano arrivavano negli States anche le bocce e così i primi campi, letteralmente inventati dal nulla, cominciarono a nascere in tutte le ‘Little Italy’ d’America. Un segno dell’italianità. E quella passione per il gioco delle bocce e del pallino è rimasta, a volte si è quasi persa, per poi ritrovarsi; ci giocano anziani e i più giovani, piace anche alle donne e soprattutto non è solo popolare là dove sono passati la maggior parte degli italiani poi diventati italo-americani. Le bocce negli States ci sono da Est a Ovest, ci sono tornei e decine di praticanti da New York a Naples, in Florida, in California poi c’è il club più numeroso e il centro con il maggior numero di campi. Però a Miami no: fino alla scorsa settimana non c’era mai stato un campo di bocce regolamentare. Ma adesso anche questa lacuna è stata cancellata.
Curioso che l’idea di ‘regalare’ il primo campo di bocce sia venuta a un ristorante che si chiama proprio ‘Bocce Bar’, ha inaugurato la propria cucina la settimana scorsa e ha voluto abbinare la gastronomia italiana a quel gioco che per tanto tempo, e da alcune parti ancora oggi, è stato sempre abbinato all’italianità. Uno stereotipo, piccolo se vogliamo, ma non certamente negativo. Se si ha infatti la voglia di fermarsi ancora oggi in qualche Little Italy, a cominciare da Baltimore, è possibile vedere i campi di bocce attorniati dal
tricolore, le sedie piazzate lì e, ovviamente soprattutto d’estate, la gente che si riunisce, per giocare. In Italia sono scene ormai dimenticate, o comunque non più usuali, che si possono rivedere ormai soltanto nei paesi, ma le bocce, fortunatamente, rappresentano sempre qualche cosa di importante. E anche a livello agonistico visto che tornei, a tutti i livelli, si susseguono, da ogni parte.
Ecco allora che ‘Bocce Bar’, oltre al nome, ha voluto dare a Miami anche quel sapore di italianità che quel gioco continua a offrire. Il nuovo ristorante, che si trova in Midtown Miami, è il frutto di una partnership tra lo chef Timon Balloo, Daniele Billera, italiano e Shimon Bokovza. "Appena abbiamo trovato l’area giusta – ha spiegato Balloo – sapevamo che volevamo aprire un ristorante che potesse ricreare, offrire lo spirito dell’Italia. E allora abbiamo pensato, che cosa c’è di più italiano e di più invitante delle bocce?". Balloo poi in settembre è stato in Italia per immergersi ulteriormente nello spirito che voleva ricreare nel suo ristorante, viaggiando dalla Sicilia all’Emilia-Romagna, da Roma a Napoli a Palermo, fermandosi in alcuni tipici ristoranti, appunto per carpire i segreti di una gastronomia che non ha eguali. "Non dico che siamo pronti per tanto cibo come ho visto un giorno a Firenze – ha concluso Balloo – con quattro differenti parti di stomaco di agnello, oppure in un altro ristorante ancora, specializzato in interiora, polmoni e lingua… Ma per esempio, i fan della trippa troveranno nel menù del ‘Bocce Bar’ tante specialità".
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