L’infertilita’ colpisce il 15% della popolazione e ci sono molti fattori sui quali intervenire per prevenire o trattare questo problema, prima di ricorrere alla fecondazione assistita: dall’anticipare l’eta’ in cui si decide di avere un figlio, al cambiamento degli stili di vita riducendo lo stress, tenendo sotto controllo il peso, eliminando il fumo e moderando l’alcol. E’ quanto emerso dal workshop su diagnosi e terapia dell’infertilita’, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita.
‘Non si valutano abbastanza i rischi che comporta la procreazione assistita – ha affermato Gamal Serour, direttore del Centro internazionale islamico per gli studi e la ricerca sulla popolazione – ci sono stati molti progressi e risultati promettenti, per esempio, dalla chirurgia endoscopica’.
Il principale ‘nemico’ della fertilita’, secondo Serour, e’ l’eta’ in cui le donne decidono di avere una gravidanza.
‘Le donne vogliono fare carriera, arrivare allo stesso livello dei partner – ha aggiunto – e si dimenticano di restare incinta, non considerano che la fertilita’ cala dopo i 35 anni, perche’ gli ovociti diminuiscono mentre aumentano le loro anomalie’.
Altro elemento che danneggia la fertilita’, sia maschile che femminile e’ il fumo che ha un impatto negativo sulla produzione dello sperma e nelle donne compromette la qualita’ dei follicoli e la capacita’ di contrazione delle tube. A cio’ si aggiungono l’eccesso ponderale, l’alcol (che influenza l’irregolarita’ del ciclo mestruale), la caffeina (secondo alcuni studi aumenta il tasso di aborti spontanei), lo stress e i tumori. In quest’ultimo caso, la fertilita’ e’ danneggiata dal tipo di terapia oncologica a cui viene sottoposto il malato.
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