Tra alleati ci si dice la verità e non si raccontano frottole, come ha fatto Zelensky sostenendo più volte di non sapere nulla dell’attentato ai gasdotti russi del Baltico di due anni fa, il più grande sabotaggio a livello europeo degli ultimi decenni e che – fosse un domani ristabilita la pace – non permetterebbe più all’Europa Occidentale di importare gas dalla Russia per molto tempo.
Non sono stati i russi a causare il più grande disastro ecologico del Baltico (l’attentato ha dissolto in atmosfera più di tutta la CO2 prodotta dall’intera Danimarca in un anno, ma l’ecologica UE su questo non ha detto una parola) come si era sostenuto da più fonti occidentali – soprattutto inglesi, con il Guardian in prima fila – ma fu compiuto dagli stessi ucraini e Zelensky lo sapeva benissimo, quindi – negandolo – ci ha imbrogliato.
C’è da chiedersi quante volte l’abbia fatto in passato e dove sia la sua trasparenza anche in termini di gestione degli armamenti che gli vengono consegnati e del valore di miliardi di euro, che non si sa che fine facciano e come vengano usati e tantomeno rendicontati.
Dopo che Svezia e Danimarca avevano frettolosamente concluso le indagini sul sabotaggio con un nulla di fatto, l’inchiesta tedesca sull’ attentato al gasdotto è invece proseguita con molta impegno, mettendo in luce le responsabilità di Kiev.
L’azione – come correttamente sostenuto dal Wall Street Journal, dalla Bild e dal Washinton Post avrebbe avuto anche l’assenso dell’ex comandante supremo delle forze armate ucraine, il generale Valeriy Zaluzhny e quindi Zelensky ne era ben a conoscenza.
Va sottolineato che il gasdotto era già fermo viste le sanzioni alla Russia e quindi il sabotaggio è stato un atto “inutile” ma deliberatamente “contro” l’Europa, per poter esercitare un maggiore ricatto energetico.
Sono seguite altre azioni di depistaggio per favorire la fuga di altri componenti del commando intercettati dagli inquirenti tedeschi in Polonia (uno è stato arrestato in Italia) e fatti rientrare in Ucraina con copertura diplomatica come per il colonnello Roman Cervinsky, probabile responsabile sul campo dell’operazione.
Poco si parla di queste cose nei vari TG, ma mi domando come ci si possa allora fidare di un alleato come Zelensky ricordando che da tre anni e mezzo in Ucraina vige la legge marziale, non ci sono elezioni né vengono forniti rendiconti sulle spese e la diffusione delle notizie è accuratamente filtrata.
Siamo sicuri che la mafia ucraina non stia facendo dei buonissimi affari? E perché nessuno dei grandi media o della TV europee ha il coraggio di approfondire questo argomento?































