Dopo il vertice di ieri nella residenza privata di Silvio Berlusconi, ad Arcore, il PdL continua con la stessa linea di sempre, quella che ha tenuto fin da dopo il voto, quando era ormai chiaro che le elezioni non avevano proclamato né vinti né vincitori: la larghe intese sono l’unico modo possibile di formare un governo, fare ciò che di più urgente c’è da fare, e poi tornare al voto. Se Pd e Pdl non riusciranno a trovare un accordo, allora le urne sono proprio dietro l’angolo.
“Da un lato Bersani cerca di fare un governo con il M5S senza riuscirci e poi si rivolge a noi escludendoci perche’ non vuole trovare accordi politici. Adesso c’e’ da condividere il tema del Quirinale, ma bisogna capire in che area si colloca visto che il centrosinistra si e’ gia’ aggiudicato le due Camere e ambisce alla presidenza del consiglio. Davanti al rifiuto di Bersani di fatto siamo in una situazione bloccata”. Queste le considerazioni di Fabrizio Cicchitto (Pdl) sullo scenario politico. Un incontro tra il Cavaliere e il leader del Pd? “Su questo non credo che ci siano pregiudiziali, il problema e’ quello che si dicono”. Parlando dei 10 saggi, e in particolare del senatore Quagliariello, ha concluso: “Quagliariello ha una sua autonomia, ma ha un rapporto politico stretto con il Pdl”.
Sandro Bondi, senatore PdL, commenta: “Se in questo Paese sopravvivesse un minimo di buon senso, Berlusconi e Bersani si incontrerebbero al piu’ presto, si accorderebbero su due o tre punti essenziali per mettere in sicurezza gli interessi generali, e poi si recherebbero insieme in Europa per porre la questione preminente di un cambio di rotta in direzione della crescita e dell’allentamento di un rigore che strangola l’economia". Anche Stefania Prestigiacomo, ex ministro del Popolo della Libertà, dichiara: “Siamo in attesa dell’incontro Berlusconi e Bersani. Speriamo che trovino un accordo per il governo e poi per il Quirinale".
Mara Carfagna, portavoce del gruppo PdL alla Camera, in una intervista rilasciata a Repubblica, spiega: "Questo non è il momento di accontentare i militanti, ma di pensare all’interesse nazionale, all’economia che si è fermata. Anche per il nostro elettorato è dura da mandare giù un’alleanza con chi ci considera impresentabili. Ma si tratterebbe di concordare pochi punti e poi tornare a votare nel giro di un anno o due. Bersani invece non rinuncia alle sue aspirazioni e tiene tutti fermi".
Dunque, il PdL è molto chiaro nella sua rotta: o accordo con il Pd, o Bersani decide di darsi una mossa e dimenticarsi del solito pregiudizio antiberlusconiano, o si va a nuove elezioni. Lo spiega bene Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del PdL: “La situazione e’ molto grave ma assolutamente chiara. Il Pd non ha vinto le elezioni, le ha pareggiate, e non ha i numeri per fare il Governo: e per questo, sulla pelle del Paese, ha fatto perdere all’Italia 37 giorni, determinando un blocco politico e istituzionale". A questo punto, "le strade sono due. O Bersani rimuove questa ostruzione e si rende disponibile a un dialogo nell’interesse dell’Italia, oppure le elezioni sono inevitabili, e tutti hanno il dovere di evitare che sia compromessa la finestra elettorale di giugno".































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