Durante il Comitato di presidenza CGIE tenutosi alla Farnesina, qualche membro del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero si è lamentato del fatto che le elezioni dei Comites fossero praticamente sotto Natale. Non solo: le norme sono cambiate e, dice qualcuno, non c’è abbastanza tempo per informare i connazionali. E poi si è puntato il dito contro il governo, colpevole di aver chiuso decine di Comites. Augusto Sorriso, CGIE Usa, a ItaliaChiamaItalia spiega: “considerato che il budget per i Comites è sempre lo stesso, dov’è il risparmio? Che la torta se la dividano in 80 o in 100 i soldi sono sempre quelli. Lo Stato non ha risparmiato una lira”.
ItaliaChiamaItalia ha sentito anche Gian Luigi Ferretti, membro del Cdp, che racconta: “Il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, ha fatto esattamente quello che per anni hanno chiesto eletti all’estero, organi di rappresentanza e associazioni: andare al voto dei Comites. Giro ha spiegato di essersi attivato immediatamente per rinnovare i Comitati entro quest’anno: ora qualcuno si lamenta?”.
Giro avrebbe detto: “Me le avete chieste voi le elezioni, no? Chi ha chiesto l’iscrizione al registro elettorale? Gli eletti all’estero prima di ogni altro. Ora mi dicono che c’è bisogno di informare i connazionali? Ebbene, partiranno oltre 2 milioni e mezzo di lettere, proprio a questo scopo. Ho ricevuto diversi attacchi e adesso che arrivo a dire che si vota, c’è chi si lamenta…”. Insomma, per Giro gli eletti all’estero che prima volevano a tutti i costi le elezioni, ora se la stanno facendo addosso, perché alcuni di loro temono un colossale flop: “la paura fa 90”, avrebbe aggiunto, “ma io ho fatto quello che mi hanno chiesto. Forse che mi chiedevano le elezioni per gioco? Era uno scherzo? Volevano le elezioni e io li ho accontentati”.
Ferretti riconosce a Giro di avere portato a casa il risultato. Il consigliere CGIE ci spiega che “a dicembre si vota, poi c’è tutta una tempistica da rispettare”, per arrivare anche al rinnovo del Consiglio Generale. Un processo lungo e complicato che potrebbe durare diversi mesi, forse persino un anno intero.
Sul fatto che si vada a votare per dei Comites non riformati: “abbiamo supplicato per anni di fare una riforma, anche il CGIE aveva preparato un articolato come contributo per la riforma dei Comites. Ma la riforma non arrivava… Perché? Incapacità della politica, certamente. Il risultato comunque è stato che questi Comites non sono più al passo con i tempi. Consiglieri eletti dieci anni fa oggi sono stanchi, sono invecchiati, se avevano 60 anni ora ne hanno 70. Le alternative erano due: o avere il coraggio di cancellare i Comites del tutto, oppure andare a elezioni, non si poteva più rimandare. Ci auguriamo che con il voto di dicembre all’interno dei Comites arrivino forze fresche, giovani, anche appartenenti alla nuova emigrazione, e che possano poi far parte del nuovo CGIE”. Poi, aggiunge, “si potrà fare una riforma seria: ma adesso la priorità è rinnovare, è dare nuove energie ai Comitati”.
Ferretti, a colloquio con Italiachiamaitalia.it, solleva un’ulteriore questione, a proposito delle riunioni del Cdp a Roma: “Siamo nel terzo millennio, nell’era di internet e delle nuove tecnologie. E’ necessario riunirci a Roma per un Comitato di presidenza? Persone che arrivano da tutto il mondo, dall’Australia, dal Canada, dal Brasile, dall’Uruguay… Capisco la plenaria CGIE a Roma una volta l’anno, ma questa cosa di due giorni potrebbe essere evitata”. Il consigliere ricorda anche che nel nuovo CGIE “è prevista solo una plenaria a Roma nel corso dell’anno, anche se continuano le assemblee continentali: e quello – conclude – è vero turismo”.
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