All’inizio della detenzione nel carcere di Taranto a Michele Misseri vennero somministrati antidepressivi e ansiolitici, ma la terapia duro’ pochissimi giorni e lo stesso agricoltore di Avetrana in alcuni casi la rifiuto’. Fu cosi’, ad esempio, la sera del 14 ottobre 2010 quando zio Michele ‘diceva che il direttore doveva fare un sopralluogo e lui voleva rimanere vigile’. La mattina dopo, durante l’incidente probatorio in carcere, Michele Misseri chiamo’ in correita’ la figlia Sabrina per l’omicidio. E’ quanto emerso, al processo in Corte d’Assise per il delitto di Sarah Scazzi, dalle testimonianze dell’infermiere e dello psichiatra del carcere, Cosimo Maggi e Giovanni Primiani, che Sabrina Misseri ha ascoltato in aula spesso tra le lacrime.
La terapia venne interrotta definitivamente il 5 novembre 2010 ‘perchè non era nemmeno piu’ consigliata – ha spiegato Primiani – e Michele Misseri aveva ripreso molte delle sue capacità’. Nella sua deposizione, Primiani ha riferito, tra l’altro, che il dosaggio dei farmaci somministrati a Michele Misseri poteva rallentare la sua funzione intellettiva, ma non la sua capacita’ di giudizio e di relazione.
In aula non sono mancate le frecciate tra le parti in causa, sino ad un duro scontro verbale tra il pm Mariano Buccoliero e l’avvocato Roberto Borgogno, sostituto processuale dell’avv. Franco Coppi, uno dei due legali di Sabrina Misseri. Durante la deposizione di Primiani, Borgogno ha contestato alcune domande formulate dal magistrato, il quale a sua volta aveva messo in dubbio alcune dichiarazioni rilasciate in precedenza dall’infermiere Maggi. ‘Lei – ha detto Borgogno, riferendosi al pm – sta intimidendo il teste. La smetta’. Il rappresentante della pubblica accusa ha risposto in maniera stizzita. ‘Io parlo solo con il presidente della Corte d’Assise. Lei stia zitto’. Il legale ha risposto a muso duro e ha minacciato di abbandonare l’aula. ‘Se continua cosi’, me ne vado’. E il pm ha replicato: ‘Farebbe bene ad andarsene’. La situazione e’ stata ricomposta dal presidente della Corte, Rina Trunfio.
Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati anche alcuni ufficiali dei carabinieri del Ris che hanno eseguito accertamenti su 18 cinture sequestrate in casa Misseri e sulla sim card del cellulare di Sarah, ricavando telefonate e sms. Su alcune cinture sono state trovate tracce compatibili con il profilo genetico di Michele Misseri.
Poi e’ stata la volta della criminologa Roberta Bruzzone, ex consulente del collegio difensivo di Michele Misseri. Deponendo sul colloquio avuto con il contadino di Avetrana il 5 novembre del 2010 ha detto che quel giorno ‘stavamo parlando in maniera generica di Sarah. Misseri si fermo’, scoppio’ a piangere e guardandomi disse: ‘Non ho ucciso Sarah, io ero sulla sdraia, e’ stata Sabrina”. Quel giorno ‘zio Michele’ scarico’ tutte le responsabilita’ dell’omicidio sulla figlia Sabrina, che era gia’ stata arrestata il 15 ottobre perche’ accusata dal padre di averlo aiutato nell’uccidere Sarah. ‘Poi – ha osservato la criminologa – incontrai Misseri nuovamente il 18 novembre, alla vigilia dell’incidente probatorio’. Il pm ha chiesto se il detenuto avesse cambiato atteggiamento. ‘Al contrario. Era – ha detto Bruzzone – talmente consapevole dell’importanza di questo appuntamento che di sua spontanea volonta’ chiese alla direzione del carcere di inibire le visite dei familiari. Fu lui a decidere, non ci furono pressioni’.
Di tenore opposto la testimonianza del detenuto Clemente Di Crescenzo che durante il Natale del 2010 raccolse le confidenze di ‘zio Michele’. ‘Misseri mi disse – ha ricordato – che stava scrivendo alla figlia Sabrina perche’ l’aveva incolpata. Diceva che l’avv.Galoppa e Bruzzone lo avevano convinto ad accusarla perche’ in questo modo sarebbe andato ai domiciliari in un convento a curare un orto e sarebbe uscito dopo due anni’.
Discussione su questo articolo