Lo spettacolo a cui i cittadini ragionevoli e di buona volontà stanno assistendo in questi giorni in Italia è demoralizzante. Dalle viscere di una crisi socio-economica che non accenna a cedere e di uno stallo istituzionale senza precedenti sembrano trarre alimento e vigore le forze più fermamente decise allo sfascio del Paese, dagli sgangherati “cinquestelle” agli sgangheranti “renziani” del Pd, dalla destra che pone ricatti sul Quirinale ed elezioni immediate sempre nella stalla ormai fetida del “porcellum” a una turba crescente e indistinta di politici e giornalisti d’ogni appartenenza preoccupati solo di fare notizia e difendere i propri meschini e illegittimi privilegi. O di tentare di assicurarsene di nuovi, per esempio lanciando le più improbabili candidature per il Quirinale. Una congerie di vecchi personaggi impresentabili e di nuovi arrembanti scarsamente presentabili che, all’insegna vuoi della presunta rottamazione vuoi del patente inciucio, fanno quotidiano e crescente sfoggio di posizioni e comportamenti moralmente contigui a quelli di una squallida ragazza marocchina (e dei suoi protettori) che, fuggita per un mese e mezzo in Messico per evitare di essere ascoltata dai giudici, torna a sorpresa sulle scale del palazzo di giustizia di Milano per leggere concitatamente un assurdo comunicato anti-magistratura e pro-cavaliere.
Quante/quanti “Ruby” si nascondono oggi nelle file di ognuno dei quattro gruppi politici che oggi siedono in Parlamento? Assistendo ai diversi ma omologati talkshow televisivi, dove accanto a poche nuove facce spesso non convincenti continuano ad alternarsi presenze antiche e ormai nauseanti, la sensazione è che i “parenti di Mubarak” (senza offesa all’ex-presidente egiziano) continuino a moltiplicarsi. Pronta ad attaccare tutto e tutti, a non rispettare né istituzioni né cittadini, una folla di vecchi zombie e nuovi avatar sta tentando di capovolgere lo stivale, svuotandolo di tutta la sua Storia costituzionale, istituzionale, culturale, ideologica e morale. C’è chi ha parlato di uno stato di cose simile alla Repubblica tedesca di Weimar (1919-1933) che aprì le porte a Hitler e al nazismo; forse è un’esagerazione, ma il rischio di una Caporetto (oggi Kobarid, in sloveno) senza austriaci alle porte come nel 1917 ma con devastanti orde grillo-renzusconidi in casa.
“Personalmente non credo che stiamo perdendo tempo”, è stato costretto a precisare seccamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo che mercoledì il rottamatore di Firenze aveva detto “Stiamo perdendo tempo, il mondo attorno invece ci chiede di correre a velocità doppia”, attaccando in tal modo soprattutto il segretario del suo partito Pier Luigi Bersani e proponendo, esattamente come il cavaliere e i suoi portavoce, un governo Pd-Pdl o elezioni subito. Inutile dire che dal Pdl e dintorni si è levato un coro entusiasta di consensi e da sinistra, con rare eccezioni, uno di disapprovazioni anche aspre. Su “twitter”, per esempio, Chiara Geloni, direttrice di Youdem, la tv dei democratici, scrive: “Serenamente e pacatamente: non si può negare che al momento la proposta politica di Renzi coincida perfettamente con quella di Berlusconi"; Stefano Di Traglia, responsabile della comunicazione del Pd, aggiunge: "Renzi semplicemente propone la stessa ricetta di Berlusconi: un governissimo o elezioni"; Roberto Seghetti, capo ufficio stampa Pd sottolinea: "Si può fare un governo che cambi davvero. Renzi pensa di perdere la sua occasione e vuole matrimonio con cav? Si accomodi". Beppe Fioroni, già Partito popolare confluito nel Pd, in un’intervista a Radio Radicale, mette a nudo un altro aspetto: la mossa di Renzi tenderebbe anche a far saltare possibili intese sul Quirinale; e descrive l’uscita del rottamatore con parole di una bella canzone di Fabrizio de André: “Danno buoni consigli quelli che hanno smesso da poco di dare cattivi esempi”.
E’ di certo quella del Quirinale la partita chiave in queste due settimane che mancano alla prima votazione per il nuovo inquilino del Colle previste per il 18 Aprile. Riferendo una notizia di Agipronews, l’Huffington Post riassume in proposito le quotazioni dei “bookmakers”: in testa ai pronostici ci sarebbe Romano Prodi, quotato 1,65 da ‘Bet2875’, seguito dall’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta dato a 1,85; da due a otto volte la posta per scommesse su altri sette candidati tra cui l’unica donna, Emma Bonino, data a 7,30. A chi scrive non piacciono né le scommesse, né gli scommettitori né i bookmakers anche se a volte sono riusciti a essere più vicini al vero dei sondaggisti. In questo caso però, proprio sulla base delle loro attuali quotazioni, del loro testa a testa, e a causa dell’estrema delicatezza e difficoltà di questa scelta – su cui malamente sta pasticciando non solo il sindaco di Firenze – non si possono affatto escludere clamorose sorprese – fosse anche frutto di compromessi purché limpidi su persone degne – capaci di arricchire qualche scommettitore più audace. Sempre che il capovolgimento completo dello Stivale, irresponsabilmente svuotato di tutta la sua storia da nuovi e vecchi barbari, non si perfezioni invece con intese particolarmente indegne nella stessa data in cui 65 anni fa, nel 1948, si tennero le prime elezioni politiche per il Parlamento Repubblicano. Nel frattempo non resta forse che affidarsi alla protezione dell’antico dio romano Quirino, quello da cui il colle della presidenza della Repubblica prende il nome; nato come divinità delle “curie” (un tempo semplici adunanze di uomini, dal latino “co-vir”), Quirino era poi diventato, secondo la tradizione, il protettore delle attività pacifiche degli uomini liberi. Scarsi e poco pacifici tra politici e giornalisti ma per fortuna ancora numerosi nel resto del Paese, a partire dalla sua popolazione femminile.
































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