All’insegna dello sbando e della violenza, i lavori alla Camera sulla riforma costituzionale sono alla mercé di un ostruzionismo becero e rancoroso che parte dalla vendetta di Silvio Berlusconi e trova sponda paradossale tra le opposizioni più distanti.
Chi segue la politica momento per momento e non si abbevera alla fonte avvelenata dei media più faziosi, riconosce lucidamente i tempi tristi della deriva istituzionale, che non è affatto imputabile al giovane premier, Matteo Renzi, volitivo e determinato nella volontà di cambiamento, quanto alla presenza nel Parlamento italiano di personaggi lontani anni luce dall’idea di una politica di servizio, marionette di burattinai rancorosi o di ventriloqui malati di protagonismo.
Chi vuole impallinare Renzi non ha capito che un elettorato molto diversificato è pronto a tornare allo spirito della Democrazia cristiana della Prima Repubblica, alla scelta di uomini nuovi che tuttavia affondano le loro radici in quella cultura da "compromesso storico" che ha tenuto insieme le menti e le forze migliori in tempi non molto lontani. Siamo stanchi di talkshow urlati e rabbiosi, di parlamentari malati di protagonismo mediatico, di interpretazioni viziate dei fatti e di sceneggiate mal recitate. Abbiamo nostalgia della "Tribuna politica" costruttiva e rispettosa di Jader Jacobelli. Ma corrono purtroppo tempi di guerra.
Un Berlusconi che arriva a temere una deriva autoritaria, lui, proprio lui, uso ad espellere dal partito di sua proprietà chiunque osi alzare un dito per chiedere la parola, meriterebbe la copertina di una rivista satirica; un Brunetta servo del padrone, che minaccia di far vedere i sorci verdi a Renzi e inciucia con Sel, dovrebbe far piangere; e Civati e Fassina, che si oppongono alla qualunque, dovrebbero trovare il coraggio di ammettere che il loro problema si chiama Renzi e lasciare il partito. Ma invece: liberi tutti, assalto al Parlamento, trasformato in una taverna tra risse insulti e parolacce; politici in preda a un cupio dissolvi che sognano per il premier e che colpirà per primi loro stessi.
Spettacolo indegno, uomini indegni di rappresentarci! Non staremo più a guardare! Stavolta andremo a votare in massa e vi manderemo tutti a casa. Noi siamo riformisti e moderati, cattolici e liberali, una nostra risata vi seppellirà. La lista di proscrizione l’abbiamo stilata giorno dopo giorno, osservandovi nei vostri miserevoli comportamenti, mentre la pena iniziale diventava disgusto irreversibile. Vi pentirete amaramente di avere cercato lo scontro e di avere distrutto quel poco di speranza che continuavamo a coltivare con pazienza. Chi semina vento, raccoglie tempesta.
































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