L’aereo con Papa Francesco, proveniente da Citta’ del Messico, e’ atterrato all’aeroporto di Tuxtla Gutierrez, capitale dello Stato messicano del Chiapas. Oltre che a Tuxtla Gutierrez, dove nel pomeriggio incontrera’ le famiglie, il Papa fara’ tappa anche a San Cristobal de Las Casas, dove celebrera’ la messa e pranzera’ con le comunita’ indigene.
I DETTAGLI Papa Francesco si reca oggi nel Chiapas, Stato povero all’estremo sud-est del Messico, terra di indigeni e porta di ingresso di migranti sudamericani, nonché teatro della rivolta zapatista contro il governo centrale. Francesco si recherà in elicottero da Tuxtla Gutierrez a San Cristóbal de Las Casas, dove alle 10.15 (17.15 in Italia) celebra messa con le comunità indigene del Chiapas nel centro sportivo municipale, con messe e letture nelle tre lingue locali autorizzate dal Papa, e alle 13 (20) pranza con gli indigeni.
Alle 15 visita alla cattedrale, alle 16,15 (23.15) incontro con le famiglie nello stadio "Victor Manuel Reyna" a Tuxtla Gutierrez. Prevista la testimonianza di una coppia di divorziati risposati. In serata il rientro a Città del Messico. Il primo vescovo di San Cristóbal è stato Bartolomeo de Las Casas, domenicano e vescovo spagnolo, vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500, impegnato, a differenza di molti suoi correligionari, nella difesa dei nativi americani. In occasione della visita alla Catedral Bergoglio si recherà a pregare in privato sulla tomba del vescovo Samuel Ruiz Garcia, morto nel 2011, un pastore che ha guidato la diocesi per 40 anni, molto vicino alla teologia della liberazione e spesso accusato di simpatizzare per l’Esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN). Ruiz era conosciuto come strenuo difensore delle popolazioni locali, tanto che può essere definito il fondatore della Chiesa indigena del Chiapas per via della sua azione appassionata volta a rivendicare il valore e il contributo dei gruppi indigeni nel cattolicesimo contemporaneo post-conciliare. Ma si ricorda anche il suo ruolo fondamentale come mediatore durante la rivolta indigenista dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale del 1994, tra il movimento guidato fino al 2014 dal comandante Marcos e il governo, il che gli valse una certa diffidenza in sede romana.
Tuttavia, in un’intervista del 2000 al mensile dei gesuiti "Popoli", citata da Luis Badilla del sito Il Sismografo, Ruiz rivelò che l’allora cardinale Ratzinger, peraltro critico verso la "teologia india", gli aveva confidato in un colloquio di "avere compreso cose che non avevo capito prima". Il Chiapas, peraltro, confinante con il Guatemala, è porta d’ingresso per i migranti che entrano in Messico dal Sud America, puntando poi a raggiungere gli Stati Uniti tramite la città di confine settentrionale, Ciudad Juarez, che Francesco visiterà mercoledì, celebrando messa lungo il confine, l’ultimo giorno della sua visita in Messico. Dopo la messa con 300mila fedeli nella spianata di Ecatepec, avamposto del narcotraffico a una trentina di chilometri da Città del Messico, ieri sera (notte in Italia) il Papa ha fatto rientro nella capitale amministrativa dove ha visitato l’ospedale pediatrico Federico Gomez, e in particolare il reparto di oncologia pediatrica, fermandosi a lungo a salutare, abbracciare e benedire i bambini ricoverati. Francesco ha ringraziato in particolare "tutte le persone che non solo con medicinali bensì con la ‘affettoterapia’ aiutano perché questo tempo sia vissuto con più gioia". Ai seminaristi di Ecatepec ha lasciato, nel libro d’onore, l’invito a vigilare sulla propria formazione per non diventare "chierici di Stato". Prima del rientro in nunziatura, dove ha pernottato, il Papa ha fatto visita privatamente, come è sua consuetudine durante i viaggi all’estero, alla locale comunità dei gesuiti.
































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